Ha 5 anni, vive a Monteverde, è affetta da una patologia genetica rara e rischia di non poter più stare insieme alla madre. A febbraio di quest’anno un decreto del Tribunale di Roma ha stabilito il suo allontanamento in una casa famiglia. Questa mattina c’è stato l’ennesimo tentativo di portarlo a compimento, con forze dell’ordine e servizi sociali. Il terzo, non riuscito, grazie alla mobilitazione di tanti, anche nelle istituzioni. La vicenda è complessa. I genitori della bambina sono separati da anni e hanno l’affido condiviso. Nel 2023 la mamma ha denunciato il compagno, ed è ora sotto proceso per lesioni. Nonostante questo il tribunale ha confermato la sua decisione. I primi a mobilitarsi per evitare la separazione sono stati i condomini del palazzo. “Si sta facendo davvero il bene della bambina?”, si sono chiesti. Il tribunale ha valutato il comportamento della madre ostativo nei confronti del padre, avrebbe cioè ostacolato il mantenimento del rapporto con la figlia, e ha ritenuto, in base a una consulenza tecnica d’ufficio, che la permananza con la madre non sarebbe un fattore protettivo, ma piuttosto un elemento di rischio psicopatologico. Sulla vicenda sono intervenute la Garante nazionale per l’Infanzia Marina Terragni, che ha ricordato il diritto dei minori ad essere ascoltati, e quella della Regione Lazio Monica Sansoni, che ha chiesto che la bambina possa essere valutata da un collegio medico indipendente. Nel nostro ordinamento – ricordano le avvocate di Differenza donna – il prelievo coatto di un minore con la forza pubblica è ammesso solo se è a rischio l’incolumità. Al centro – più in generale – c’è la questione della valutazione della violenza domestica, la possibilità come altre volte è accaduto che non sia riconosciuta come tale e sia derubricata a un conflitto tra genitori e quindi, per una donna che ha avuto il coraggio di denunciare e per i minori che avrebbero assistito alla violenza, la possibilità di essere rivittimizzati proprio attraverso la loro separazione.