mercoledì, Luglio 23, 2025

Il sindaco Cremonini accusa i canali di scolo e i limiti della normativa

Ad Ardea, metà del litorale resta ancora interdetta alla balneazione, e il sindaco Fabrizio Cremonini torna a chiarire le cause di una situazione che si trascina da oltre un decennio. In consiglio comunale, il primo cittadino ha spiegato che il problema principale nasce dal dilavamento delle strade durante le piogge. Le acque meteoriche, infatti, confluiscono nei canali e finiscono per sversare direttamente sul territorio del comune costiero. «Purtroppo – ha detto Cremonini – abbiamo la sfortuna di ospitare ben sette canali, la maggior parte dei quali proviene dai Castelli Romani, e che riversano nel nostro territorio queste acque contaminate». I rilievi ambientali mostrano chiaramente una correlazione tra le precipitazioni e i picchi di inquinamento: i livelli superano i limiti consentiti durante o subito dopo le piogge, per poi rientrare nei parametri legali nei giorni successivi, quando il tempo migliora. Ma anche quando i valori tornano nella norma, la normativa impedisce di revocare il divieto. «I controlli effettuati pochi giorni fa – ha spiegato ancora il sindaco – hanno rilevato che l’inquinamento è rientrato nei limiti di legge. Tuttavia, questo non ci autorizza a togliere il divieto di balneazione, perché quel tipo di inquinamento, secondo le regole vigenti, impone un blocco della durata di cinque anni dal primo superamento rilevato». Una situazione paradossale, che penalizza Ardea anche nei periodi in cui il mare risulterebbe, di fatto, balneabile. Il sindaco ha ribadito la necessità di interventi strutturali a monte, per evitare che le acque piovane cariche di agenti inquinanti finiscano nei canali e da lì in mare, compromettendo la salute pubblica e l’economia turistica.

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