mercoledì, Luglio 30, 2025

Telefonata tra Putin e Trump, domani il tycoon parlerà con Zelensky

È in corso la conversazione telefonica tra Putin e Trump. Lo ha annunciato Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “Spero che domani o nei prossimi giorni potrò parlare con il presidente Trump”, ha dichiarato il presidente dell’Ucraina, Volodymyr  Zelensky, in un punto stampa ad Aarhus. “Ovviamente, contiamo sul prosieguo del sostegno americano,  ma ci sono alcuni elementi di cui l’Europa e’ un po’ sprovvista a oggi,  come i sistemi missilistici Patriot”, ha aggiunto.  Il generale Mikhail Gudkov, vice capo della Marina russa, è rimasto ucciso in un attacco missilistico ucraino nella regione di confine russa del Kursk. Lo ha reso noto una fonte a Mosca. Con lui sono morti anche un altro ufficiale, Nariman Shikhaliev, e un numero imprecisato di soldati. Manolis Pilavov, l’ex sindaco di Lugansk, capoluogo dell’omonima regione  dell’Ucraina orientale annessa dalla Russia, sarebbe rimasto ucciso oggi in  un attentato,  secondo quanto riferisce l’agenzia Ria Novosti citando  una fonte. Intanto gli Stati Uniti hanno interrotto la consegna di alcune armi all’Ucraina, compresi i missili antiaerei. “Una decisione presa per mettere al primo posto gli interessi americani”, ha fatto sapere la Casa Bianca. Applaude la Russia. Il Financial Times riporta che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dovrebbe parlare domani con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per discutere dell’improvvisa interruzione di alcune importanti forniture di armi statunitensi a Kiev. “Sappiamo tutti che Putin non vuole la pace, quindi dobbiamo fare pressione su di lui affinché si sieda al tavolo delle trattative. Diciotto pacchetti di sanzioni stanno colpendo il cuore dell’economia di guerra russa”. Lo ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nel corso del punto stampa dal castello di Marselisborg. “La cosa pià importante è riuscire a portare a termine il diciottesimo pacchetto di sanzioni”, ha sottolineato von der Leyen invitando i Paesi membri ad attivare Safe, lo strumento coniato per la sicurezza europea. “Safe può aiutare l’Ucraina a difendersi”, ha sottolineato. Undici prigionieri politici russi hanno scritto una lettera aperta indirizzata ai leader mondiali chiedendo, nell’ambito dei negoziati tra Mosca e Kiev, la scarcerazione di tutti i dissidenti dietro le sbarre in Russia per motivi politici ma anche di tutti i civili ucraini detenuti da Mosca durante l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe del Cremlino. La lettera è stata pubblicata dall’agenzia Reuters sul suo sito web.”Invitiamo entrambe le parti dei negoziati tra Russia e Ucraina a procedere immediatamente a uno scambio di prigionieridi guerra e civili secondo la formula ‘tutti per tutti’, compresi gli ostaggi civili ucraini”, si legge nella lettera, secondo la quale i prigionieri politici e i civili ucraini detenuti dal governo russo sarebbero “almeno 10.000”. “Siamo almeno 10.000, prigionieri politici russi e ostaggi civili ucraini. Siamo tutti puniti per una cosa: per aver preso una posizione civica”, hanno scritto gli 11 prigionieri politici che hanno firmato la lettera. Tra loro c’è Alexey Gorinov, 63 anni, il primo oppositore russo condannato a una pena detentiva in base alla legge bavaglio che prevede fino a 15 anni di reclusione per chi critica l’aggressione militare ordinata da Putin. “Le istituzioni per i diritti umani nella Russia moderna sono state completamente sostituite da organismi che si limitano a imitare le attività a tutela dei diritti umani. Di conseguenza, la salute e la vita dei prigionieri sono a rischio, e la tortura e le pressioni esercitate contro di loro spesso non vengono indagate o punite”, si legge nella lettera pubblicata sul sito web dell’agenzia Reuters. Il documento afferma inoltre che “i prigionieri politici sono, più spesso di altri, detenuti in condizioni più dure e privati ;;della possibilità della libertà condizionata e di un allentamento legale del regime detentivo” e che “la pratica di avviare ulteriori procedimenti penali sulla base di denunce di altri detenuti è diventata comune”. Gli 11 prigionieri politici russi che hanno firmato la lettera affermano inoltre di non aver perso la propria “voce” e di aver “mantenuto” la propria “posizione civica” nonostante questo contesto.

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