Un vero colpo di scena quello avvenuto ad Ardea nel 2016, a un anno dal rilascio del permesso a costruire per un lotto in via degli Ermellini, a Tor San Lorenzo. Dopo aver autorizzato l’edificazione su un terreno classificato come zona B3 (completamento residenziale), il Comune revoca improvvisamente il nulla osta, sostenendo che la destinazione dell’area è in realtà zona F3 – verde privato attrezzato.
Una retromarcia improvvisa e clamorosa, che ha avuto l’effetto di un terremoto giuridico e amministrativo: cantieri bloccati, ordinanza di demolizione, ricorso al TAR e apertura di un procedimento penale che ha visto finire a processo sei persone tra funzionari, tecnici comunali e progettisti. Nel corso del dibattimento, però, la verità processuale emersa ha rovesciato la narrazione iniziale: i permessi erano stati rilasciati sulla base di atti ufficiali e coerenti. La responsabilità non era individuale, bensì sistemica.
Il giudice ha assolto tutti gli imputati, ma nella motivazione ha tracciato un quadro allarmante: il Piano Regolatore Generale di Ardea è definito come “incompleto, datato e contraddittorio”. Le tavole urbanistiche risultano lacunose, prive di aggiornamenti da decenni, e le interpretazioni al loro interno cambiano a seconda del funzionario o del periodo storico. Il caso ha messo in evidenza come all’interno dello stesso ufficio urbanistico potessero coesistere versioni opposte sulla destinazione di un’area. Da qui, l’effetto domino: chi costruisce lo fa in buona fede, sulla base di atti rilasciati dal Comune stesso, salvo poi vedersi revocare tutto, con danni economici e legali gravissimi.
Un paradosso che ha coinvolto anche il TAR, chiamato a dirimere una matassa nata da errori e incertezze istituzionali, più che da comportamenti illeciti. Quella che emerge, ancora una volta, è una crisi di sistema: un Comune incapace di garantire certezza normativa, con una pianificazione urbanistica ferma agli anni ’70-’80, vulnerabile a letture arbitrarie e priva di strumenti digitali aggiornati. L’assoluzione dei sei imputati chiude il procedimento penale, ma non risolve il problema strutturale: ad Ardea, costruire o acquistare un immobile può diventare un rischio legale, non per colpa dei cittadini, ma per l’assenza di regole chiare e stabili.
Ardea, il giudice: “Piano regolatore incompleto e confuso”
