mercoledì, Luglio 23, 2025

Crisi politica a Cerveteri, nuova mozione di sfiducia

Quando una nave affonda, non lo fa mai all’improvviso. Scricchiola, sbanda, imbarca acqua. Poi, solo alla fine, si inabissa. E quello che accade a Cerveteri, dove la crisi politica ha preso di nuovo corpo — e questa volta con carne, sangue e nomi — somiglia proprio alla parabola di un’imbarcazione troppo carica di promesse e troppo povera di timonieri. La sindaca Elena Gubetti, a dispetto delle dichiarazioni di tenuta, è ora alla conta dei numeri. E i numeri, si sa, non sono un’opinione: sono una sentenza. Le dimissioni di Federica Battafarano, fino a ieri assessore di punta, e di Francesca Appetiti, capo di gabinetto, hanno fatto saltare il tappo di un malcontento che ormai fermentava da tempo. Dietro, a far da contorno e da conferma, quattro consiglieri: Laura Mundula, Luigi Geronzi, Federico Salomone e Alessio Lasorella. Quattro mattoncini in meno in un castello che già tremava. L’opposizione, naturalmente, non perde tempo. E Salvatore Orsomando, consigliere con l’elmetto sempre pronto, affonda la baionetta con parole affilate come sentenze. «La maggioranza è sgretolata» dice, «questa è la fine politica di un’amministrazione che non ha mai davvero cominciato a governare». Ma non basta: è già pronta una mozione di sfiducia, invito non tanto velato ai fuoriusciti di Anno Zero e Città Futura a firmare quello che, nei fatti, sarebbe l’atto di morte dell’esperienza Gubetti. E bastano poche righe dei comunicati di Anno Zero per capire che la fiducia non è soltanto venuta meno: è evaporata. «Mancanza di trasparenza, accordi traditi, assenza di processi democratici», si legge. Denunce pesanti, che Orsomando non si lascia sfuggire, rilanciando l’idea di portare tutto il consiglio comunale davanti allo specchio delle proprie responsabilità. Finirà così? Chissà. La politica, anche quella dei municipi e delle sedute fiacche, ha una sua grammatica cinica e rigorosa. Ma una cosa è certa: quando si rompe la fiducia, non basta la colla delle parole per rimettere insieme i cocci. E questa crisi, più ancora delle precedenti, non è figlia della sfortuna o del destino, ma dell’incapacità di tenere insieme persone, programmi e soprattutto verità. Il resto — mozioni, numeri, dichiarazioni — è contorno. Il piatto forte è uno solo: un’amministrazione arrivata al capolinea, forse senza sapere neppure da dove fosse partita.

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