lunedì, Novembre 10, 2025

Donare il sangue: un gesto gratuito, sicuro e solidale

In un tempo attraversato da crisi sanitarie e diseguaglianze crescenti, la donazione di sangue resta un gesto che resiste — nel silenzio — come ultimo baluardo di responsabilità civile. È un atto gratuito, volontario, disinteressato. Ma sarebbe un errore leggerlo soltanto nella retorica dell’altruismo. Donare il sangue, oggi, significa esercitare un diritto che si traduce in dovere verso la comunità, e insieme prendersi cura di sé, perché ogni donazione diventa anche un’occasione per monitorare il proprio stato di salute. La legge lo riconosce, non soltanto moralmente. Ai lavoratori dipendenti che scelgono di donare è garantita una giornata di riposo retribuita, secondo una previsione normativa che afferma — senza ambiguità — che il tempo dedicato agli altri è tempo di valore per tutti. Ma chi può donare? Non è un gesto da improvvisare, e non deve esserlo. I criteri sono stabiliti dal Decreto Ministeriale del 2 novembre 2015: può donare chi ha un’età compresa tra i 18 e i 65 anni (estendibile a 70 per i donatori abituali, previa valutazione medica), pesa almeno 50 kg e si trova in buone condizioni di salute, senza comportamenti a rischio. C’è un passaggio fondamentale, spesso trascurato: il colloquio con il medico, il questionario anamnestico, la valutazione iniziale. Sono strumenti di tutela reciproca. Il sangue non è una merce, né un servizio. È materia viva, carica di responsabilità, che richiede rigore, trasparenza e tracciabilità. Proteggere chi dona e chi riceve è parte integrante di questo gesto, che unisce l’individuo alla collettività. In un’epoca che celebra l’individuo come centro assoluto, il donatore di sangue è, paradossalmente, un’anomalia virtuosa: non riceve nulla, eppure costruisce. Non parla, ma compie. E così, nel suo piccolo, tiene in piedi una parte del sistema sanitario nazionale che, altrimenti, rischierebbe di crollare sotto il peso della sua stessa fragilità. Non c’è retorica nel sangue. C’è realtà. E in un Paese che spesso fatica a distinguere l’una dall’altra, chi dona compie un gesto profondamente politico. Perché sceglie, con consapevolezza, di esserci.

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