Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato che almeno 20 ostaggi sono ancora vivi, esprimendo la speranza che un accordo per il loro rilascio possa essere raggiunto entro pochi giorni. Intervistato per il programma di Newsmax ‘The Record with Greta Van Susteren’, il leader dello Stato ebraico ha riferito che ci sono ancora 50 ostaggi nelle mani di Hamas, “20 sicuramente vivi e circa 30 che non lo sono”. “Voglio liberarli tutti”, ha affermato Netanyahu, sottolineando che la proposta di accordo sulla quale stanno lavorando le delegazioni prevede la liberazione di “metà dei vivi e metà dei morti, quindi rimarranno 10 ostaggi vivi e circa 12 deceduti”. “Ma libererò anche loro, spero che riusciremo a concludere l’accordo in pochi giorni”, ha sottolineato. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è decollato da Washington per tornare in Israele. “Tutti gli obiettivi che si era prefissato di raggiungere durante la visita sono stati raggiunti”, ha fatto sapere il suo ufficio. La visita di quattro giorni negli Usa è arrivata sulla scia della guerra di Israele al programma nucleare iraniano alla quale si e’ unita anche Washington. Un’occasione per celebrare una vittoria, accompagnata dalla speranza dei familiari degli ostaggi per un annuncio di un accordo per una tregua a Gaza.”Spero che potremo raggiungerlo in pochi giorni”, ha affermato Netanyahu in un’intervista prima di ripartire. “Questa situazione potrebbe finire domani, oggi stesso, se Hamas depone le armi”, ha aggiunto. Ma malgrado le pressioni del presidente Usa Donald Trump e quelle in patria, i colloqui restano in stallo. La rete di alleati regionali creata dall’Iran ha fallito e non è stata in grado di fare da scudo alla Repubblica islamica, attaccata da Israele. La relatrice dell’Onu per i diritti umani nei Territori palestinesi, l’italiana Francesca Albanese, ha definito ”oscene” le sanzioni decise dagli Stati Uniti nei suoi confronti. E’ una ritorsione per la “ricerca della giustizia” nella guerra di Israelecontro Gaza, ha detto Albanese in una intervista ad al-Jazeera. Albanese ha sottolineato che le sanzioni imposte dall’amministrazione del presidente Donald Trump non fermeranno la sua “ricerca del rispetto della giustizia e del diritto internazionale” e ha detto che le ricordavano le “tecniche di intimidazione della mafia”. La relatrice dell’Onu ha aggiunto che “le sanzioni funzioneranno solo se le persone saranno spaventate e smetteranno di impegnarsi”. “Voglio ricordare a tutti che il motivo per cui vengono imposte queste sanzioni è la ricerca della giustizia”, ha detto Albanese.La strategia messa in campo da Teheran per decenni non ha portato frutti e ora è tempo per il regime degli ayatollah di scegliere: proseguire con il programma nucleare o smantellarlo e concentrarsi sul benessere e futuro degli iraniani. E’ la domanda rivolta dall’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant alla Guida Suprema, Ali Khamenei, al quale ha scritto una lettera aperta. “Non ci siamo mai incontrati, ma confido che ci conosciamo molto bene. Ti conosco da quasi trent’anni, studiando ogni momento critico della tua leadership. Ho seguito le tue decisioni, la tua dottrina e l’architettura dei delegati che ha costruito nella regione. Ti ho visto sostituire Khomeini, accumulare potere politico e cercare di costruire un’egemonia regionale iraniana”, si legge nella missiva. Per Gallant, l'”‘Anello di Fuoco’”, progettato da Teheran “per circondare Israele con punti di pressione” – “Hamas a sud, Hezbollah a nord, Siria e Iraq a est e Houthi a sud-est” – “ha fallito”. “Il vostro scudo, a lungo pubblicizzato, non è riuscito a proteggervi”. “Ma più del danno fisico – ha sottolineato Gallant nella lettera a Khamenei – è stato rivelato qualcosa di più profondo: Vediamo tutto. Sentiamo tutto. Siamo ovunque. Conoscevamo i vostri programmi. I vostri siti. Le vostre comunicazioni. Le vostre conversazioni con i vostri alleati più stretti, la maggior parte dei quali non sono piu’ con voi, a Beirut, Damasco e Teheran. Le vostre scadenze. I vostri piani di riserva. E i vostri punti ciechi. Per più di un motivo, sapevamo più di voi di quanto voi sapeste di voi stessi”. Rivolgendosi alla Guida Suprema iraniana, il generale israeliano ha sostenuto che la “rete di alleati, il fulcro della vostra strategia regionale, ora è la vostra vulnerabilità”. “L’arsenale di Hezbollah giace in rovina, sepolto insieme ai suoi comandanti. Hamas è neutralizzata. Assad se n’è andato. Il suo successore ha scelto una strada diversa. Gli stati del Golfo ora si schierano contro di voi, non con voi. L’Iraq resiste alla vostra presa. La regione è andata avanti”. “Ora dovete scegliere: Continuare a perseguire un’arma nucleare, senza copertura, senza protezione e con una capacità offensiva limitata? Lo sapremo. Lo sventeremo. Ed esigeremo un prezzo altissimo. Cercare di ricostruire il vostro arsenale convenzionale, sapendo che ci vorranno decenni? Lo ritarderemo, lo saboteremo e lo smantelleremo di nuovo. Oppure, abbandonare la vostra guerra contro un piccolo Paese determinato a mille miglia dal vostro confine e concentrarvi invece sul benessere e il futuro del vostro popolo”, ha concluso Gallant.
Netanyahu: “Venti ostaggi ancora vivi, spero accordo a breve”. Albanese: “Sanzioni Usa oscene”
