martedì, Agosto 5, 2025

Trump annuncia: “Oggi lettere a Ue e Canada sui dazi”: Dal 1° agosto tariffe al 25% per la Tunisia. Tasse al 50% sul Brasile

Torna il vento protezionista e torna, neanche a dirlo, da dove aveva già soffiato forte: da Washington, sponda Trump. Il tycoon, che di moderazione non ha mai fatto vessillo né strategia, ha annunciato ieri in un’intervista alla NBC il recapito imminente delle sue lettere ai partner commerciali europei e canadesi. Lettere – e sarebbe riduttivo chiamarle così – che somigliano più a editti di una diplomazia muscolare, fondata su un’idea antica come le guerre doganali: l’America deve proteggere se stessa. Costi quel che costi. Il primo destinatario, con firma e sigillo, è il Canada. Una nazione amica, sorella addirittura nella narrativa della vecchia NATO, che ora si vede notificare da Trump una tariffa del 35% sui prodotti esportati negli Stati Uniti. Decorrenza? Il primo agosto 2025, data che già suona come il primo giorno di un’altra guerra commerciale annunciata. Nel testo indirizzato al primo ministro canadese Mark Carney – ex banchiere centrale prestato alla politica, uno che di equilibri ne sa qualcosa – Trump ha attaccato Ottawa per aver risposto con “rappresaglie tariffarie” alle misure americane. “Invece di collaborare con noi – scrive l’ex presidente – il Canada ha scelto lo scontro. Noi risponderemo con i fatti: dazi generali e separati da quelli settoriali”. Parole semplici, taglienti, che sembrano uscite più da un manuale di trattativa immobiliare che da un cablo diplomatico. Ma c’è dell’altro. Il capo della Casa Bianca – chi scrive si rifiuta di dire “leader del mondo libero”, ché questa definizione non si addice più ai tempi – ha lasciato aperto uno spiraglio. Un barlume, se vogliamo, nella notte della diplomazia coercitiva. Se Ottawa collaborerà con Washington “contro il traffico di Fentanyl”, allora “potremmo considerare un aggiustamento”. Tradotto: ti strozzo con la mano destra, ma la sinistra è pronta a trattare. Una logica che fa sorridere Wall Street, preoccupa Ottawa e lascia Bruxelles con il fiato sospeso. Già, l’Europa. Anche il Vecchio Continente, che a Trump piace poco e male, riceverà la sua lettera. Non una carezza, si intende, ma l’annuncio di dazi generalizzati, “al 15% o al 20%”, come se la politica commerciale fosse un listino prezzi di fine stagione. “Tutti i Paesi rimanenti – ha detto Trump – pagheranno”. E qui non si scherza. La vecchia logica dell’America first torna dunque a scrivere la sua agenda. Ma l’Europa, se ha memoria, dovrebbe ricordare che i dazi, una volta imposti, si tolgono con fatica. E che il mondo, nel frattempo, può diventare un posto più chiuso, più povero e – soprattutto – più solo. Anche se ognuno canta l’inno a casa sua.

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