Si fa sempre più strada l’ipotesi dell’ombra della depressione dietro allo schianto del volo Air India costato la vita a 241 persone e un solo sopravvissuto. Stando a quanto rivelato dal Telegraph, gli investigatori sull’incidente, avvenuto lo scorso 11 giugno poco dopo il decollo a Ahmedabad, stanno esaminando le cartelle cliniche del pilota, per cui si ipotizza che soffrisse di problemi di salute mentale. Il capitano Sumeet Sabharwal, 56 anni, questo il nome, era a pochi mesi dalla pensione, ma stava valutando di lasciare la compagnia aerea per prendersi cura del padre anziano dopo la morte della madre nel 2022: con oltre 15.000 ore di volo alle spalle, aveva sostenuto l’ultimo esame medico di classe I il 5 settembre dello scorso anno. Mohan Ranganathan, uno dei massimi esperti di sicurezza aerea in India, ha detto al quotidiano inglese: “Ho sentito diversi piloti dell’Air India che mi hanno detto che soffriva di depressione e problemi di salute mentale. Negli ultimi tre o quattro anni aveva preso una pausa dal volo, ottenendo anche un congedo medico per questo motivo”. Tuttavia, ha aggiunto: “Sabharwal deve aver ottenuto il nulla osta medico dai medici della compagnia. Devono avergli rilasciato il certificato di idoneità”. Ma l’Associazione dei piloti di linea indiani non accetta l’ipotesi e dichiara di respingere il “tono e l’orientamento” dell’inchiesta che si sta concentrando sugli errori umani, più che su possibili problemi tecnici dell’aereo. Eppure, i risultati preliminari dell’indagine sull’incidente, indicano che gli interruttori che controllano il flusso di carburante ai due motori dell’aereo erano stati disattivati. In una registrazione si era anche sentita una voce in cabina urlare: “Perché hai spento i motori?”.
India, aereo precipitato: l’ombra della depressione del pilota dietro alla strage
