giovedì, Luglio 24, 2025

Civitavecchia, sequestrato il Centro Chimico di Santa Lucia: Tidei chiede chiarezza su possibile disastro ambientale

Oltre 20.000 tonnellate di sostanze chimiche tossiche, tra cui iprite e arsenico, stoccate in condizioni potenzialmente pericolose per la salute pubblica e l’ambiente. È questo lo scenario inquietante che emerge dall’inchiesta della Procura della Repubblica, avviata a Reggio Emilia e ora approdata a Civitavecchia, che ha portato nelle scorse ore al sequestro del Centro Chimico di Santa Lucia, struttura militare da anni al centro di attenzioni e interrogativi. Il caso, che coinvolgerebbe anche alti ufficiali dell’Esercito accusati di aver sottovalutato i rischi derivanti dalla presenza dei residuati bellici, rischia di trasformarsi in uno dei più gravi scandali ambientali legati a materiali di origine militare mai registrati in Italia. A intervenire con toni duri è la consigliera regionale del Lazio, Marietta Tidei, che non nasconde la sua preoccupazione: «Le notizie che stanno emergendo dall’indagine destano profonda inquietudine. Se confermate, siamo davanti a una situazione ambientale potenzialmente gravissima. E questo territorio, che già ha pagato un prezzo altissimo in termini di pressione ambientale e industriale, non può essere nuovamente vittima dell’inerzia istituzionale». Tidei, pur confermando piena fiducia nel lavoro della magistratura, chiede interventi urgenti da parte delle istituzioni competenti, a partire dalla Regione Lazio e da ARPA, affinché i dati in loro possesso siano resi noti in tempi rapidi: «Non possiamo attendere in silenzio. Chiederemo che tutte le informazioni siano diffuse con trasparenza alla cittadinanza. I civitavecchiesi hanno diritto di sapere cosa è accaduto, cosa è stato stoccato nel sito e quali rischi corriamo oggi». L’attenzione della politica regionale si concentra ora anche sul coinvolgimento del Governo: «È necessaria un’iniziativa immediata da parte del Ministero dell’Ambiente e della Difesa – afferma Tidei – per fare piena luce su quanto accaduto. Se davvero ci troviamo davanti a un disastro ambientale nascosto sotto il tappeto per anni, non sarà possibile chiudere gli occhi o scaricare responsabilità». Il Centro Chimico di Santa Lucia, sito militare storico del territorio, era già stato oggetto in passato di interrogazioni e denunce da parte di comitati e associazioni. Ma mai si era giunti a un’indagine di questa portata. «Civitavecchia non può continuare a essere il deposito dei silenzi e delle negligenze di Stato – conclude la consigliera –. È il momento della responsabilità, del coraggio istituzionale e soprattutto della verità. Le autorità devono essere all’altezza di questo compito. La tutela della salute pubblica e dell’ambiente non può più essere sacrificata sull’altare dell’opacità». La vicenda resta aperta, con sviluppi attesi nei prossimi giorni. Nel frattempo, cresce l’attesa di una risposta chiara da parte delle autorità militari e ambientali.

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