martedì, Agosto 5, 2025

Cento Ong denunciano: “Carestia di massa in atto a Gaza”. Si muore di bombe e di stenti

Oltre un centinaio di organizzazioni umanitarie hanno lanciato un allarme mercoledì, segnalando una “carestia di massa” in rapida espansione nella Striscia di Gaza, già gravemente provata dal conflitto. “Mentre una carestia di massa si diffonde nella Striscia di Gaza, i nostri colleghi e le persone che aiutiamo stanno scomparendo”, hanno dichiarato le ONG in un comunicato congiunto. Tra le firmatarie figurano Medici Senza Frontiere, diverse sezioni di Medici del Mondo, Caritas, Amnesty International e Oxfam International. Le organizzazioni umanitarie chiedono un cessate il fuoco immediato, l’apertura di tutti i varchi terrestri e la garanzia di un flusso libero degli aiuti umanitari. L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha accusato l’esercito israeliano di aver ucciso più di 1.000 persone a Gaza dalla fine di maggio, mentre queste cercavano di accedere agli aiuti umanitari. La maggior parte delle vittime si trovava nei pressi dei centri della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione sostenuta da Stati Uniti e Israele attraverso finanziamenti la cui trasparenza è messa in discussione. Le autorità israeliane affermano regolarmente di consentire l’ingresso di ingenti quantitativi di aiuti, ma le ONG denunciano la persistenza di numerose restrizioni. “Appena fuori Gaza, nei magazzini – e anche all’interno – tonnellate di cibo, acqua potabile, forniture mediche, materiali per l’alloggio e carburante rimangono inutilizzati, con le organizzazioni umanitarie che non possono accedervi o consegnarli”, lamentano le organizzazioni umanitarie. Un ospedale di Gaza ha reso noto martedì che 21 bambini sono deceduti a causa della malnutrizione o per fame nell’arco di 72 ore. Fonti mediche hanno riferito ad Al Jazeera che gli attacchi israeliani a Gaza hanno causato dall’alba di ieri la morte di almeno 63 persone, tra cui 26 che erano alla ricerca di aiuti. Secondo il ministero della Salute locale, da quando è iniziata la guerra di Israele contro Hamas, gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 59.106 palestinesi e ne hanno feriti altri 142.511. Più della metà delle vittime sono donne e bambini. “Ci rifiutiamo di vederli morire”. Con queste parole, l’Agence France-Presse (Afp) lancia un appello urgente per i suoi giornalisti nella Striscia di Gaza, oggi esposti al rischio concreto di morire di fame. È una situazione senza precedenti nella storia dell’agenzia, fondata nel 1944: nei conflitti passati si sono contati reporter uccisi, feriti o imprigionati, ma mai era stato necessario temere la morte per denutrizione. A Gaza, l’Afp opera attualmente con un piccolo gruppo di collaboratori locali: un giornalista freelance, tre fotografi e sei videomaker. Sono loro a garantire una delle poche voci rimaste all’interno della Striscia, da cui i media stranieri sono esclusi da mesi. Il personale permanente dell’agenzia ha lasciato l’area all’inizio del 2024, e da allora la copertura giornalistica si regge interamente sul lavoro dei freelance, che vivono nelle stesse condizioni estreme dei civili. Tra loro c’è Bashar, fotografo di 30 anni. In un post su Facebook ha scritto: “Non posso più lavorare nei media. Il mio corpo è troppo magro e non posso più camminare”. Bashar vive in costante fuga tra i campi profughi, soffre di problemi intestinali legati alle condizioni igieniche precarie e da oltre un anno è in uno stato di grave deprivazione. Domenica 20 luglio ha riferito che il fratello maggiore è morto per la fame. Secondo l’agenzia di stampa, sempre più giornalisti non sono più in grado di lavorare a causa della malnutrizione. Le autorità sanitarie locali parlano ormai apertamente di carestia provocata da Israele. Il direttore dell’ospedale da campo di Al-Mawasi, il dottor Suhaib Al-Hams, ha lanciato l’allarme per una ”ondata imminente di morti” legata a cedimento degli organi tra gli sfollati. Si moltiplicano i casi di esaurimento, perdita di memoria, debilitazione estrema: sintomi tipici della fame prolungata. Oltre alle bombe – a Gaza l’esercito israeliano ha ucciso più di 300 giornalisti dal 7 ottobre 2023 – a uccidere chi testimonia il genocidio in diretta è ora la fame.L’ambasciatore americano in Israele, Mike Huckabee, ha incontrato Hussein al-Sheikh, vicepresidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina in Cisgiordania.Al-Sheikh, stretto collaboratore del presidente palestinese Abu Mazen e considerato suo potenziale successore, ha dichiarato che l’incontro si è svolto nel suo ufficio ed è stato la prima visita ufficiale di Huckabee a Ramallah.”Abbiamo discusso del sostegno agli sforzi per fermare la guerra nella Striscia di Gaza, liberare gli ostaggi e fornire aiuti urgenti al popolo palestinese”, ha scritto al-Sheikh su X, “E’ stata discussa anche la situazione attuale in Cisgiordania, inclusa la grave crisi economica e finanziaria e la violenza dei coloni”L’ambasciatore è una figura di spicco della destra cristiana conservatrice negli Stati Uniti ed è vicino ai gruppi pro-insediamenti. Ciò nonostante ha esortato Israele a “indagare in modo aggressivo sull’omicidio di Saif Mussallet”, un palestinese-americano picchiato a morte dai coloni israeliani, definendolo “un atto criminale e terroristico”.

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