Tre le persone arrestate e portate in carcere dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Frosinone, nell’imponente operazione antimafia di questa mattina. Gravissimi i reati, contestati in concorso: estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, tortura aggravata, detenzione e porto illegale di armi da fuoco. Per quello che si presenterebbe come un vero e proprio sodalizio criminale, legato allo spaccio della droga. I tre – due uomini e una donna, tutti intorno ai trent’anni – sono in particolare accusati di aver prelevato con la minaccia delle armi, dalla sua casa di Arce, un giovane e di averlo poi portato nel complesso del Casermone, nel capoluogo ciociaro, dove lo hanno ammanettato a una balaustra e a lungo torturato, perché non aveva pagato il debito accumulato per la droga, per un totale di 1600 euro. Non solo una punizione, ma anche un gesto dimostrativo, un avvertimento per far capire chi comanda sul territorio. E’ stato lo stesso ragazzo a fare la denuncia. L’area del Casermone è un complesso di edilizia popolare nel quartiere periferico di Selva Piana, un labirinto di appartamenti, cantine e androni, che nel tempo si è trasformato nella principale piazza di spaccio del basso Lazio. Un fortino difficile da penetrare. Il blitz dei Carabinieri è scattato all’alba. Un imponente dispositivo di uomini e mezzi, tra cui anche con un elicottero. Tutto sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma. L’obiettivo delle indagini è anche quello di individuare i legami con le grandi organizzazioni di stampo mafioso della Capitale.






