martedì, Agosto 5, 2025

Ladispoli, tra cemento, politica e silenzi: cronaca di un’amministrazione in crisi di trasparenza

“Mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino…”. Francesco Guccini apriva così una delle sue più celebri ballate. Oggi, a Ladispoli, quella strofa suona quasi come un manifesto: amaro, ironico, dissacrante. Perché tra retoriche vuote, patti trasversali e silenzi calcolati, la politica locale pare più interessata a recitare copioni che a servire la città. Dalla speculazione urbanistica agli eventi pubblici dai contorni opachi, fino alle “dimenticanze” nei controlli istituzionali, si moltiplicano segnali preoccupanti di un sistema che non fa più nemmeno lo sforzo di salvare le apparenze.

Il cemento come denominatore comune
Il prossimo Piano Integrato per Osteria Nova, già preannunciato, rappresenta l’ennesima tappa di un ciclo amministrativo che pare avere come priorità l’urbanizzazione spinta e non controllata. Una prosecuzione — forse la definitiva — dell’era Paliotta, ampiamente sfruttata dall’attuale amministrazione Grando per portare avanti progetti edilizi che, pur “formalmente” regolari, sembrano rispondere più a logiche ad personam che a interessi collettivi. Eppure, come è stato sottolineato, gli imprenditori fanno semplicemente ciò che viene loro concesso. Le vere responsabilità ricadono su chi ha il potere — e il dovere — di controllare e regolare: i consiglieri comunali. Soprattutto quelli di maggioranza, disciplinati al punto da non sollevare mai un dubbio, da non astenersi nemmeno quando il conflitto d’interesse appare lampante. Ma anche l’opposizione mostra crepe preoccupanti. Si parla tanto (e male) di Piazza Grande, ma si glissa su progetti come Sara 94. Si fa scena in aula consiliare, ma si evita di chiedere atti ufficiali, di presentare interrogazioni, di rendere trasparente l’azione amministrativa.

L’opposizione che non fa opposizione
Un ex sindaco e vari ex assessori oggi siedono tra i banchi della minoranza. Eppure, la loro capacità di vigilanza è a dir poco evanescente. Nessuna reale pressione per ottenere rendicontazioni pubbliche su eventi come i concerti di Capodanno o la Sagra del Carciofo, i cui costi sembrano lievitare anno dopo anno, ben oltre le soglie del ragionevole.

I dubbi sull’asse Pro Loco – Amministrazione sono stati più volte sollevati, ma mai chiariti. Nessuna trasparenza sui conti, sulle convenzioni, sugli affidamenti. Nessuna battaglia concreta per far applicare la normativa vigente.

Silenzi tattici e sceneggiate strategiche
Prendiamo l’esempio dei villini a San Nicola: nessuno ha chiesto ufficialmente a che titolo sia avvenuta l’alienazione del terreno. Nessuna interrogazione sulle distanze di rispetto dalla ferrovia, dalla statale, o dal Bosco di Palo. Eppure, si tratta di atti che incidono sul territorio in maniera permanente. Ma sembra che, a Ladispoli, a mancare non siano gli strumenti, bensì la volontà. Nel frattempo, il PUA viene approvato con entusiasmo trasversale, anche se qualcuno avrebbe avuto più di un motivo per astenersi. Ma il fronte si compatta, si vota in blocco. Anche quando si tratta di varianti urbanistiche su misura o affidamenti di pubblica illuminazione dai contorni incerti.

Attacchi alla stampa (quando la stampa fa il suo lavoro)
Invece di entrare nel merito delle critiche, la politica locale preferisce il gioco delle ombre. Si attacca lo pseudonimo, si cerca il nome dietro l’articolo, si alimentano sospetti, si costruiscono nemici immaginari. Ma raramente si risponde punto per punto, raramente si discute il merito delle segnalazioni. La libertà di critica è diventata un bersaglio. E persino l’uso di parole come “pavido” viene letto come lesa maestà. Quando la verità è che, se davvero si ritenessero le affermazioni false o diffamatorie, ci sono strumenti legali per intervenire. Ma evidentemente si preferisce la rissa sui social al confronto sui fatti. Le vere domande (ancora senza risposta)
– Perché nessuno chiarisce il ruolo dell’ex assessore oggi in minoranza che lavora nel cantiere di Punta di Palo?
– Perché i consiglieri tacciono su alienazioni e varianti non passate dal Consiglio?
– Perché l’opposizione non riesce ad accedere agli atti e non denuncia l’assenza di trasparenza sulle spese pubbliche?
– Perché nessuno spiega il perché di un atteggiamento tanto morbido verso certe società che gravitano da anni attorno ai centri decisionali locali? Tutte domande che restano sospese, come sospesa è una città che ha bisogno urgente di chiarezza, competenza e coraggio. Nel frattempo, continueremo a fare ciò che deve fare chi si occupa di informazione: leggere, analizzare, criticare quando necessario. E lasciare ai cittadini — quelli che ancora credono nel valore della partecipazione e della verità — il compito più importante: ascoltare, ricordare e, quando sarà il momento, scegliere.

Articoli correlati

Ultimi articoli