martedì, Agosto 5, 2025

Il disegno di legge sul femminicidio riceve l’ok del Senato: nuovo reato punito con l’ergastolo

Una svolta storica nella lotta alla violenza di genere: il Senato ha approvato all’unanimità il disegno di legge che introduce nel codice penale l’articolo 577-bis, istituendo il reato autonomo di femminicidio. La proposta, che ora dovrà passare all’esame della Camera, rappresenta un tassello fondamentale per il riconoscimento normativo della specificità dell’omicidio contro le donne motivato da odio, controllo o dominio. Il nuovo articolo prevede il carcere a vita per “chiunque cagioni la morte di una donna, commettendo il fatto con atti di discriminazione, di odio o di prevaricazione, ovvero mediante atti di controllo, possesso o dominio verso la vittima in quanto donna”. Una formulazione che amplia in modo chiaro l’ambito applicativo, colmando una lacuna giuridica più volte denunciata da magistrati, associazioni e familiari delle vittime. Ma non solo: il testo del ddl stabilisce che la condotta venga configurata come femminicidio anche quando l’omicidio è motivato dal rifiuto della donna di intrattenere o proseguire una relazione affettiva, o da un qualsiasi atto che limiti la sua libertà individuale. Il reato non sarà dunque circoscritto al contesto familiare o sentimentale, ma esteso a tutte le situazioni in cui il movente si leghi all’identità di genere e alla volontà di dominio dell’autore. Altro punto cardine del provvedimento riguarda gli strumenti investigativi. Per i reati più gravi di violenza contro le donne, sarà possibile superare il limite temporale dei 45 giorni per le intercettazioni, uno dei vincoli che spesso rallentavano o compromettevano le indagini in casi complessi di stalking, maltrattamenti e minacce. Una norma che punta a rafforzare la prevenzione, dotando le forze dell’ordine e la magistratura di strumenti più efficaci per intervenire prima che le violenze si trasformino in tragedie irreversibili. Il voto unanime espresso a Palazzo Madama ha un forte valore simbolico, in un Paese in cui – secondo i dati del Viminale – una donna viene uccisa ogni tre giorni, molto spesso da partner o ex. Il legislatore intende ora riconoscere nella legge penale l’elemento strutturale di genere, ponendo al centro l’idea che non tutti gli omicidi sono uguali e che le motivazioni legate al possesso, al rifiuto o all’odio misogino richiedono una risposta specifica. Il testo passa ora alla Camera, dove si attende una rapida approvazione definitiva, sostenuta da tutte le forze politiche. Nel frattempo, esulta il mondo dell’associazionismo e della giustizia: “È un passo avanti fondamentale – ha commentato l’avvocata penalista Teresa Manente – perché per la prima volta si riconosce che il femminicidio ha una natura strutturale e culturale, non è solo un fatto privato ma un problema sociale che lo Stato ha il dovere di contrastare con mezzi adeguati”. Con l’introduzione del 577-bis, l’Italia si avvicina alle più avanzate normative europee sul tema e lancia un messaggio chiaro: l’odio contro le donne non è solo inaccettabile, è anche un crimine specifico, e sarà punito con la massima severità.

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