Una nuova, dura presa di posizione scuote il Comune di Ardea sulla vicenda dell’assistenza scolastica per gli alunni con disabilità. A parlare stavolta è la consigliera comunale Edelvais Ludovici, che affonda il colpo contro l’Amministrazione per quella che definisce «una gestione disumana» del servizio OEPAC e delle risorse pubbliche. «Inorridisco all’idea che famiglie già provate da una realtà difficile debbano battersi, spesso da sole e con costi legali elevatissimi, per ottenere un diritto costituzionalmente garantito. E tutto questo – sottolinea Ludovici – mentre il Comune si gira dall’altra parte». La consigliera punta il dito contro una scelta che appare, agli occhi dell’opposizione, come l’emblema di una distorsione politica e gestionale: invece di destinare risorse al sostegno educativo dei bambini più fragili, il Comune ha speso oltre 152.000 euro per affidare ben 39 incarichi legali a un unico avvocato. «Caro Sindaco – incalza Ludovici – quei fondi si sono trovati con tempestività grazie agli storni di bilancio. Eppure, quando si tratta di garantire assistenza ai minori disabili, si alzano le mani dicendo che non ci sono soldi». Le parole della consigliera fanno eco a quanto già denunciato dalla Commissione Trasparenza e da altri esponenti politici locali: una gestione delle risorse pubbliche che premia le spese legali e abbandona le famiglie, costrette a rivolgersi al TAR o al Tribunale civile per garantire ai propri figli un sostegno scolastico adeguato. Dei 25 ricorsi presentati dalle famiglie, il Comune è risultato soccombente in 13 casi e ha ottenuto ragione solo in 9, con tre giudizi ancora pendenti. Il conto complessivo supera i 185.000 euro, tra spese già sostenute e somme ancora da liquidare. Una cifra che – secondo Ludovici – poteva essere utilizzata per rafforzare il servizio OEPAC, anziché smantellarlo progressivamente. «Si è scelto lo scontro legale invece del dialogo – conclude Ludovici – e a pagare sono i bambini. Questa amministrazione deve assumersi le sue responsabilità e invertire la rotta. Non possiamo più accettare che il diritto allo studio venga calpestato in questo modo». Nel frattempo, la Commissione Servizi alla Persona resta paralizzata, il nuovo regolamento OEPAC giace nei cassetti, e le famiglie continuano a combattere una battaglia che, per legge e per umanità, non dovrebbe neppure esistere.