mercoledì, Agosto 6, 2025

Scogliere per tutti, ma non per la natura: Torre Flavia e Palo sotto assedio

Se le future barriere soffolte annunciate dalla Regione Lazio rassicurano gli operatori balneari – con un finanziamento da 10 milioni di euro al Comune di Ladispoli – non si placa l’allarme per le aree naturali ai margini del litorale, sempre più minacciate dall’erosione e dai cambiamenti ambientali. A nord, la palude di Torre Flavia rischia grosso. Da anni le associazioni ambientaliste lanciano appelli per scongiurare la commistione tra acqua salata e dolce, un fenomeno che comprometterebbe gravemente l’equilibrio dell’ecosistema e la presenza dell’avifauna migratoria, vera ricchezza della riserva. Il pericolo è concreto e in costante peggioramento, con il tratto di stradina che collega Ladispoli nord a Campo di Mare sempre più stretto e vulnerabile. A sud, le preoccupazioni si spostano sull’area delle dune mediterranee di Palo, già duramente colpite dall’erosione costiera. Negli ultimi anni, il mare ha letteralmente divorato metri di spiaggia, in alcuni punti dimezzando l’arenile. Il fascino selvaggio del litorale convive con fragilità antiche e moderne. Particolarmente delicato il tratto di Marina di Palo, dove sorge il bunker del 1941, memoria storica della linea difensiva costiera realizzata durante la Seconda guerra mondiale. Una struttura simbolo, che rischia ora di essere sommersa dal mare. E con essa, la necropoli sotterranea più volte affiorata in estate, tra turisti increduli e archeologi allertati: nel 2017 emerse lo scheletro di un antico romano, nel 2021 resti di un animale, probabilmente un cavallo o un bovino. La passeggiata che collega Ladispoli a Marina San Nicola e al Castello Odescalchi rimane fuori dal piano delle barriere soffolte, che dovrebbe fermarsi poco prima della foce del fiume Vaccina. Un’assenza pesante: significa lasciare senza protezione un tratto di costa già fragile, dove il confine tra proprietà privata, demanio marittimo e vincoli della Sovrintendenza complica ogni intervento. Il rischio? Che mentre si mettono in sicurezza lidi attrezzati e concessioni balneari, il patrimonio naturale e storico del territorio venga ancora una volta dimenticato, lasciando Torre Flavia, le dune di Palo e il loro ecosistema alla mercé del mare.

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