venerdì, Dicembre 5, 2025

Viterbo, autopsia sul 47enne ucciso dopo una lite familiare: sospettato il cognato

Sarà l’autopsia a fare chiarezza sulla morte di Valentin Ionut Crisan, 47 anni, deceduto sabato notte dopo una lite avvenuta nell’appartamento di famiglia a Fabrica di Roma, in provincia di Viterbo. L’indagine, avviata dalla Procura, ipotizza il reato di omicidio volontario, come previsto dall’articolo 575 del codice penale. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Crisan è stato coinvolto in uno scontro fisico con il cognato Dumitriel Daniel Ene, 30 anni, cittadino romeno, già sottoposto a braccialetto elettronico per precedenti maltrattamenti sulla compagna, sorella della vittima. La lite, scoppiata nella casa di via San Rocco, sarebbe partita da insulti e provocazioni legate alla condizione lavorativa di Ene, ritenuto dai familiari poco affidabile e spesso disoccupato. Crisan, invece, lavorava in una fabbrica di ceramica ed era considerato una persona riservata e tranquilla. In casa erano presenti anche altri parenti, tra cui il padre e un’altra sorella. Durante lo scontro sarebbero volati pugni, calci e oggetti. Sul pavimento dell’abitazione sono stati rinvenuti frammenti di vetro, prova di una colluttazione particolarmente violenta. Dopo la lite, Crisan ha iniziato a sentirsi male. Una delle donne presenti lo ha caricato in auto per portarlo al pronto soccorso di Civita Castellana, ma lungo il tragitto, in via Roma, l’uomo è uscito dalla macchina, si è accasciato a terra ed è morto. I soccorsi sono stati immediati ma vani. L’arresto in flagranza di Dumitriel Ene è scattato nella notte, poco dopo l’intervento dei carabinieri. Il giorno successivo, l’uomo è stato sottoposto a interrogatorio davanti al pubblico ministero Paola Conti. Assistito dall’avvocato Marco Borrani, Ene avrebbe ammesso il coinvolgimento nella lite, sostenendo però di aver subito anch’egli dei colpi. “Ci siamo presi a pugni”, avrebbe dichiarato. Oggi l’autopsia sarà determinante per stabilire le cause esatte della morte: se dovuta a colpi ricevuti, a un’emorragia interna o a un malore indotto dallo scontro fisico. Il caso ha scosso la comunità di Fabrica di Roma e ripropone l’allarme sulle violenze familiari. In tutto il Lazio, inclusi i territori di Viterbo, Roma e Frosinone, si registrano sempre più episodi di conflitti domestici degenerati. Strumenti come il braccialetto elettronico, se non accompagnati da interventi tempestivi e misure restrittive efficaci, si dimostrano spesso insufficienti a prevenire eventi drammatici.

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