mercoledì, Luglio 30, 2025

Parigi boccia l’intesa: “L’UE sottomessa agli Usa”. Rivolta all’Europarlamento: “Un disastro”

“Chiediamo alla Commissione di presentare al più presto una proposta per un nuovo quadro di protezione commerciale contro la sovraccapacità siderurgica, operativo dal 1 gennaio 2026”. E’ quanto vogliono 11 Paesi membri – tra i quali l’Italia – in un non-paper compilato su iniziativa della Francia. Il nuovo quadro di protezione dell’industria dell’acciaio – si legge nel documento – “dovrebbe mirare a riportare la quota delle importazioni agli stessi livelli del 2012-2013″, ossia, per ogni segmento di prodotto: 15% per l’acciaio piatto, 5% per l’acciaio lungo e 15% per l’acciaio inossidabile” rispetto alla domanda in Ue. Sulla base della domanda europea di acciaio nel 2024, sarebbero dal 40 al 50% inferiori rispetto ai contingenti delle attuali misure di salvaguardia”. Agroalimentare, vini, alcolici, acciaio, alluminio e derivati, ma anche le effettive modalità con cui avverrebbero gli aumenti di importazioni di energia Usa da parte dell’Europa, per centinaia di miliardi (750), strombazzati dal presidente Usa Donald Trump, così come gli aumenti non meno massicci di investimenti Ue verso gli Usa (600 mld). E poi chi entrerà, alla fine, nell’esclusivo “club privé” delle merci a dazi zero, preannunciato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen? Sono numerosi, complessi e potenzialmente oggetto di ulteriori contenziosi – e pressioni da parte delle tante categorie coinvolte – i “dettagli” che restano da regolare e mettere nero su bianco nell’accordo tra Stati Uniti e Unione europea sui dazi commerciali.  Le incognite sono di una portata tale da fare apparire il passaggio di ieri come un atto squisitamente politico, una intesa “quadro”, ad essere ottimisti, su cui resta moltissimo da definire prima di poter ritenere di avere un trattato commerciale vero e proprio. “E’ il migliore accordo possibile ottenibile in circostanze molto difficili”, ha rivendicato il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, che ha supervisionato le trattative tecniche in questi lunghi mesi. “Noi siamo sicuri al 100% che questo accordo sia migliore di una guerra commerciale aperta con la gli Usa e se foste stati nella sala ieri dovete sapere che si era partiti con dazi al 30% dal primo agosto”. Alla fine è stato convenuto un livellamento al 15% sui dazi che verranno praticati sulla maggior parte delle esportazioni Ue verso gli Usa. Ma appunto con una lista rilevante di categorie ancora da regolare. Tra queste, sui beni agroalimentari si continua a negoziare in particolare sui prodotti Usa che verranno esentati da dazi nell’Ue, hanno riferito fonti Ue qualificate, mentre per tutti i “prodotti sensibili” europei (come carne di manzo e pollame, riso, etanolo, zucchero) verrà mantenuta la situazione attuale che li protegge sul mercato interno. E si sta negoziando sul trattamento che verrà riservato alle esportazioni Ue di vini e alcolici: “le discussioni sono ancora in corso e non abbiamo la sfera di cristallo”, dicono da Bruxelles. Su acciaio, alluminio e derivati esportati dall’Ue, che oggi sono colpiti da dazi Usa del 50%, l’accordo prevede che siano fissate delle quote in base ai dati degli anni scorsi. A quel punto saranno sottoposti a dazi del 15% per le suddette quote “collegate ai livelli storici di commercio”.  L’export di auto Ue verso gli Usa entra invece diretto nell’aliquota generale al 15%. “So che per alcuni magari un altro risultato poteva essere interessante, ma non hanno analizzato i numeri dell’impatto che una guerra commerciale avrebbe creato, noi lo abbiamo fatto e sono sicuro al 100% che questo accordo sia migliore di una guerra aperta”, ha detto ancora Sefcovic, che ha elogiato le doti negoziali di Von der Leyen. Poi c’è la partita tutta da capire su chi godrà del maxi sconto di zero dazi. L’accordo “prevede un elenco significativo di merci su cui entrambe le parti applicheranno un dazio zero – ha detto Sefcovic – un elenco che rimarrà aperto con possibili ulteriori aggiunte”. (Quasi un invito alle varie industrie a iniziare una gara di lobby per infilarcisi). Sempre secondo le fonti Ue, nell’agroalimentare i prodotti Usa su cui si sta ancora discutendo eventuali dazi zero – “o molti bassi” e su quote predefinite – sono “pochi” e comunque senza aggirare gli standard di sicurezza Ue. Vi compaiono alcuni prodotti ittici, pesce crudo, trasformati, frutta a guscio, aragoste, formaggi, alcuni latticini, semi e olio soia e mangimi per animali domestici. Insomma pochi ma non pochissimi. Il punto più importante, hanno sottolineato le fonti della Commissione, è che non è stata fatta alcuna concessione sui prodotti agricoli “sensibili”, per i quali i nostri dazi rimangono invariati e non rientrano nemmeno nei negoziati. Inoltre vengono drasticamente smentite da Bruxelles le indiscrezioni di stampa secondo cui l’Ue avrebbe accettato di capitolare sulla cosiddetta “web tax” e sulle nuove regole per il digitale (Dsa e Dma). “Non c’è assolutamente alcun impegno sulla regolamentazione digitale, sulle tasse digitali che tra l’altro non sono di competenza della Ue”. Quanto alle reazioni di alcuni Stati Ue a volte non entusiastiche, tra cui la Germania e ancor più la Francia: “sono sempre stati tenuti costantemente aggiornati in ogni fase dei negoziati – ha rimarcato Sefcovic – abbiamo sempre spiegato la complessità della situazione. Il mondo di prima del 2 aprile è alle nostre spalle, quel mondo lì è scomparso e dobbiamo affrontare questa nuova realtà. Un’aperta guerra commerciale, come ho già detto, con dazi al 30% avrebbe creato una pressione drammatica sulle Pmi, con una perdita potenziale di milioni di posti di lavoro. Ecco perché il compito che ci siamo dati era quello di lavorare assieme per evitare questo e trovare un accordo”.L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno pubblicato le proprie rispettive dichiarazioni riepilogative dei termini dell’accordo commerciale raggiunto domenica 27 luglio, ma tra le due note ci sono grandi discrepanze. Sul digitale, secondo la Casa Bianca, “gli Stati Uniti e l’Unione europea intendono affrontare le barriere commerciali digitali ingiustificate. A tale riguardo, l’Unione europea conferma che non adottera’ ne’ manterra’ tariffe di utilizzo della rete”, impegno assente nella nota dell’Ue. Sugli standard fitosanitari, per Washington le due parti “collaboreranno per affrontare le barriere non tariffarie che incidono sul commercio dei prodotti alimentari e agricoli, compresa la semplificazione dei requisiti relativi ai certificati sanitari per i prodotti lattiero-caseari e suini statunitensi”, mentre Bruxelles parla di “cooperazione in materia di norme automobilistiche e misure sanitarie e fitosanitarie” e di “facilitazione del riconoscimento reciproco delle valutazioni di conformita’ in ulteriori settori industriali”. Sull’acciaio, l’esecutivo europeo afferma che “l’Ue e gli Stati Uniti stabiliranno contingenti tariffari per le esportazioni dell’Ue a livelli storici, riducendo le attuali tariffe del 50% e garantendo congiuntamente una concorrenza globale equa”: impegno assente per la Casa Bianca, secondo cui: “le tariffe settoriali su acciaio, alluminio e rame rimarranno invariate: l’Ue continuera’ a pagare il 50% e le parti discuteranno della sicurezza delle catene di approvvigionamento per questi prodotti”. Diverse interpretazioni infine anche per quanto riguarda semiconduttori e prodotti farmaceutici: per l’Ue “il limite massimo del 15% si applichera’ anche a eventuali dazi futuri sui prodotti farmaceutici e sui semiconduttori, compresi quelli basati sulla Sezione 232. Fino a quando gli Stati Uniti non decideranno se imporre dazi aggiuntivi su questi prodotti ai sensi della Sezione 232, essi rimarranno soggetti solo ai dazi Mfn (nazione piu’ favorita) statunitensi”, mentre per gli Usa il 15% base si applichera’ anche su tali prodotti.

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