giovedì, Agosto 7, 2025

Addio ad Adriana Asti, signora del teatro e del cinema italiano: si è spenta nel sonno a 94 anni

di Alessandro Ceccarelli

Si è spenta nel sonno, nella notte appena trascorsa, Adriana Asti, grande interprete del teatro e del cinema italiano, punto di riferimento per generazioni di attori, registi e spettatori. Aveva 94 anni, ed era nata a Milano il 30 aprile 1931, col nome di Adelaide Aste. Il mondo dello spettacolo italiano perde una delle sue voci più intense, una presenza scenica elegante e inconfondibile, capace di attraversare il Novecento artistico da protagonista. I funerali si terranno sabato 1 agosto alle ore 11, nella Chiesa degli Artisti di piazza del Popolo a Roma, luogo simbolo delle esequie laiche della cultura italiana, dove sarà reso l’ultimo omaggio a una donna che ha fatto della recitazione una forma d’arte totale.

Dalla Milano borghese al palcoscenico
Adriana Asti esordisce nel 1951 in teatro, nella compagnia stabile di Bolzano, con il Miles Gloriosus di Plauto. Ma è con “Il crogiuolo” di Arthur Miller, per la regia di Luchino Visconti, che ottiene la prima affermazione personale. Un incontro, quello con Visconti, che segnerà profondamente la sua carriera, facendola approdare anche al cinema: nel 1960 recita in Rocco e i suoi fratelli, capolavoro neorealista che diventa pietra miliare della sua filmografia.

Musa di autori rivoluzionari
La carriera di Adriana Asti è una mappa della grande regia italiana del dopoguerra. Pier Paolo Pasolini la vuole nel suo esordio “Accattone” (1961), Franco Brusati la dirige ne “Il “disordine” (1962), e Bernardo Bertolucci, che diventerà suo marito per un breve periodo, le affida il ruolo femminile in “Prima della rivoluzione” (1964), film-manifesto della nouvelle vague italiana. Nel 1972 torna con Visconti in “Ludwig”, mentre due anni più tardi lavora con Luis Buñuel ne “Il fantasma della libertà”, immergendosi nell’universo surreale e spiazzante del maestro spagnolo. È ancora protagonista con Mauro Bolognini in pellicole raffinate come “Per le antiche scale” e “L’eredità Ferramonti”, fino al visionario “Gran bollito” (1977).

“Un cuore semplice” e il talento della sottrazione
Nel 1977, diretta da Giorgio Ferrara, interpreta Un cuore semplice, monologo tratto da Flaubert e adattato da Cesare Zavattini: qui veste i panni di Felicita, la serva che attraversa la vita con innocenza e dignità. Una prova che segna l’apice della sua maturità attoriale, apprezzata anche all’estero. Negli anni successivi continua a scegliere ruoli raffinati e intensi, come in Una vita non violenta (1999) di David Emmer, o nel film corale Come si fa un Martini (2001) di Kiko Stella.

Voce e volto della memoria
Non solo attrice, ma anche doppiatrice di spessore, prestò la voce a dive come Lea Massari e Claudia Cardinale. Partecipò a numerose produzioni televisive e tornò al grande pubblico nel 2003 nel ruolo della madre dei protagonisti in La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, affiancando Luigi Lo Cascio e Alessio Boni in un film che raccontava la storia recente d’Italia attraverso una saga familiare.

Eleganza discreta, passione assoluta
Adriana Asti non ha mai inseguito la notorietà facile. Schiva, ma appassionata, è stata una colonna del teatro italiano, portando in scena i grandi classici e gli autori contemporanei con una voce riconoscibile, un’intelligenza drammatica acuta e uno sguardo mai banale. Chi l’ha vista recitare – dal Piccolo Teatro di Milano alle sale sperimentali romane – la ricorda per la capacità di abitare i personaggi con grazia e intensità, senza mai sopraffarli. Con la sua scomparsa, l’Italia perde una delle ultime testimoni viventi dell’epoca d’oro della cultura teatrale e cinematografica del dopoguerra. Ma resta intatto il patrimonio di arte e sensibilità che ha saputo lasciare in oltre 70 anni di carriera.

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