Ci voleva il post di Enzo D’Antò per fare chiarezza. O, forse, per sollevare ulteriori dubbi. Perché quando il cosiddetto “sindaco ombra” – ex assessore, ex candidato sindaco, e soprattutto riferimento costante del M5S locale – decide di prendere parola pubblicamente per smentire una crisi che nessuno aveva ufficialmente denunciato, il sospetto che qualcosa stia scricchiolando diventa più che legittimo. Nel suo post-manifesto, impregnato di toni didascalici, D’Antò parla di una maggioranza che “lavora con coesione e responsabilità”. Parole che suonano come un’esortazione più che una descrizione. Perché a ben vedere, tra silenzi imbarazzati, distinguo sottili e sguardi che sfuggono nelle stanze di Palazzo del Pincio, quella narrazione di armonia stride con una realtà molto più frammentata. Il tono, più da catechismo civico che da analisi politica, lascia trasparire l’ansia di chi avverte una crepa e corre a coprirla prima che si allarghi. Ma il vero segnale politico non è tanto nel contenuto del post, quanto nella platea che lo ha rilanciato. Tra i sostenitori social di D’Antò spicca, infatti, un nome inaspettato: Ivano Iacomelli, fresco di ingresso nella dirigenza locale di Forza Italia. Una presenza tutt’altro che neutra, che fotografa il nuovo equilibrio in via di definizione a Civitavecchia. È questo il passaggio chiave: Forza Italia, lo stesso partito che fino a un anno fa governava con Ernesto Tedesco, e che poi ha contribuito a spaccare il centrodestra sostenendo Paolo Poletti, sembra oggi orientato ad un’intesa sempre più solida con l’amministrazione Piendibene. Una collaborazione che va ben oltre le “simpatizzanti reazioni” su Facebook. A confermarlo sono le dichiarazioni del coordinatore azzurro Roberto D’Ottavio, che ha espresso pieno sostegno all’operazione di conferimento dell’ex Italcementi al fondo immobiliare, e al lavoro dell’advisor che – più che assistere – guida la trasformazione urbanistica in corso. Una trasformazione che ruota attorno a cifre e dinamiche che iniziano a far discutere. Il fondo immobiliare, al centro dell’operazione Fiumaretta-Italcementi, gestisce ancora 9 milioni di euro (dei 35 stanziati dal MIT e trasferiti al Comune tramite l’Autorità Portuale). Di questi, 6 milioni sarebbero già dovuti al Comune per la vicenda Fiumaretta, ma il fondo ha scelto di “anticipare” l’acquisto di Italcementi invece di saldare il debito. Una manovra che ha il sapore dell’alchimia finanziaria, tutta giocata con denaro pubblico. Ed è qui che si accende l’allarme, lanciato pubblicamente dal segretario cittadino del PD, Enrico Luciani, che ha parlato di una “questione morale” sempre più urgente. Con un’urbanistica che rischia di diventare ostaggio dei privati, come già accaduto a Milano, dove l’inchiesta sulle regie occulte dei fondi ha scoperchiato un sistema opaco e pericoloso. Tutto questo accade mentre la giunta Piendibene – la più a sinistra degli ultimi trent’anni – si prepara a cedere ai soggetti esterni gran parte del patrimonio comunale. Un ribaltamento che non è solo politico, ma culturale. Perché, mentre si racconta una città governata in trasparenza e coesione, si fa spazio a un mosaico di interessi convergenti, dove a dettare la linea non sono più i partiti né i cittadini, ma figure ibride, advisor privati, e alleanze informali che si stringono lontano dai riflettori. Se questa è la coesione di cui parla D’Antò, allora è lecito chiedersi: coesione di chi, per cosa e con quali garanzie per la città? Perché a guardarla bene, questa fase politica più che un governo condiviso sembra una spartizione consapevole, dove la trasparenza non abita nei palazzi pubblici. Ma dietro le quinte.
Civitavecchia, la “coesione” secondo D’Antò: Più post che politica, più ombre che chiarezza






