Sui media e sui social si moltiplicano le presentazioni ufficiali del progetto “connesso al Piano di valorizzazione” dell’area Ex Italcementi. Sindaco, assessori e consiglieri comunali, all’unisono, illustrano con orgoglio i pregi dell’intervento: una grande opera destinata a cambiare il volto della città e a migliorare la qualità della vita dei residenti. Il piano prevede spazi verdi, uffici, edifici residenziali di pregio, strutture commerciali e parcheggi. Tra i punti di forza sbandierati, la costruzione di due grandi alberghi di lusso, destinati a ospiti facoltosi e turisti di alto livello. Ma dove sono le case popolari? Che ne sarà delle oltre 700 famiglie in grave difficoltà abitativa, ferme da anni nelle liste di attesa del bando comunale per l’Edilizia Residenziale Pubblica? È chiaro che il fondo istituito per la valorizzazione degli immobili, con un volume edificabile di 470.000 metri cubi, non contempla la realizzazione di alloggi popolari, né mira a risolvere il problema abitativo. Tuttavia, per l’Amministrazione comunale dovrebbe rappresentare un’occasione unica per garantire il diritto alla casa a chi oggi vive in precarietà, schiacciato dal caro vita, dalla perdita del lavoro, e da affitti ormai inaccessibili, spesso convertiti in B&B per i croceristi. Prima che la società finanziaria presenti il pacchetto definitivo dell’operazione, i cittadini attendono rassicurazioni: stavolta le case per chi abita solo la graduatoria del bando comunale ci siano davvero, e che l’Amministrazione non pensi soltanto alla “valorizzazione” immobiliare, ma includa nel progetto chi rischia di restare indietro, come spesso promette di voler fare.
Ex Italcementi, tra lusso e bisogno abitativo: un progetto che divide






