Un milione di volti, mille bandiere, una sola voce: quella della fede, della gioia e della pace. È stato un successo sotto ogni aspetto, il Giubileo dei Giovani andato in scena a Roma, un evento che ha trasformato la Capitale in un crocevia di speranza globale. Un fiume colorato di ragazzi e ragazze, giunti da ogni continente, ha invaso con entusiasmo le piazze, le chiese, i parchi e i luoghi simbolo della città eterna, portando con sé non solo zaini e sorrisi, ma anche sogni, preghiere e ideali. Roma ha risposto con calore e con efficienza. Una macchina organizzativa imponente, testata al millimetro, ha funzionato senza sbavature. Accoglienza, sicurezza, trasporti, pulizia, assistenza sanitaria e supporto ai disabili: tutto ha retto di fronte all’onda pacifica di oltre un milione di giovani. Merito del lavoro instancabile di oltre 20 mila volontari, delle associazioni laiche e religiose, del coordinamento della Protezione Civile, dei vigili del fuoco, delle forze dell’ordine e degli enti locali, uniti da settimane di preparazione e prove sul campo. “Roma ha vissuto giornate straordinarie, intrise di fede, gioia e speranza”, ha dichiarato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, visibilmente colpita dall’energia contagiosa che ha invaso la città. E a sottolineare il perfetto equilibrio tra entusiasmo e responsabilità, è intervenuto anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano: “Una spontaneità che non è stata frenata dal rispetto delle regole.” L’immagine più potente? Forse quella dei giovani che danzano al tramonto in Piazza San Giovanni, o i momenti di raccoglimento silenzioso al Circo Massimo, dove migliaia di candele accese hanno illuminato la notte come stelle terrene. O forse i cori che si levavano spontanei nei vagoni della metropolitana, gli abbracci tra sconosciuti, le risate nelle code sotto il sole. Il Giubileo dei Giovani è stato tutto questo: un evento spirituale, ma anche umano, profondamente umano. I ragazzi non sono venuti solo per guardare. Sono venuti per costruire. Per ascoltare parole di pace, riflettere sul senso della vita, rimettere al centro ciò che conta. Incontri, catechesi, momenti di arte e dialogo, preghiere interreligiose. E poi la veglia e la Messa conclusiva, che ha raccolto tutti in un’unica grande preghiera per un futuro più giusto, più inclusivo, più sereno. Roma ha risposto con amore. L’Italia ha aperto le sue porte con orgoglio. In tanti, tra residenti e turisti, si sono lasciati coinvolgere. Nessun disagio serio, nessuna tensione, solo un grande moto collettivo che ha saputo fondere organizzazione e cuore. E non è un’esagerazione dire che si è trattato del più grande evento gestito in Italia negli ultimi 25 anni. Un banco di prova, superato a pieni voti. Ma forse il bilancio più vero e più profondo, come ha detto uno dei giovani partecipanti, lo porteranno proprio loro: “Ciò che Roma ci ha dato, lo porteremo nei nostri Paesi, e lo faremo germogliare.” Roma, per qualche giorno, è stata davvero il cuore del mondo. E ha battuto al ritmo della giovinezza.






