venerdì, Agosto 8, 2025

Caso Almasri, chiesta l’autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovano 

Il Tribunale dei ministri ha chiesto l’autorizzazione a procedere per il caso Almasri nei confronti del sottosegretario Alfredo Mantovano, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Sono tutti accusati di concorso in favoreggiamento personale aggravato, Mantovano e Piantedosi sono accusati anche di peculato aggravato, mentre a Nordio viene contestato anche il reatSi accende uno scontro a distanza tra il ministro e il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Cesare Parodi: “Un processo dove vengono accertati magari in via definitiva certi fatti ha evidentemente un ricaduta politica sulle persone coinvolte”. Parodi fa riferimento alla possibilità che il capo di gabinetto del ministero della Giustizia Giusi Bartolozzi vada a processo per il caso del generale libico arrestato e poi rilasciato dall’Italia. “Sono sconcertato dalle parole di un presidente Anm considerato, sino ad ora, equilibrato. Non so come si permetta di citare la mia capo di gabinetto, il cui nome per quanto almeno mi risulta, non è citato negli atti. In caso contrario dovrei desumere che Parodi è a conoscenza di notizie riservate. Quanto all’aspetto politico, considero queste affermazioni una impropria ed inaccettabile invasione di prerogative istituzionali’, la reazione del ministro della Giustizia. Poi la precisazione di Parodi: ”Mai citato Bartolozzi, il mio era un ragionamento”. o di rifiuto di atti d’ufficio, sempre aggravato. Nelle 90 pagine della richiesta, i giudici ricostruiscono i fatti, in ordine cronologico – dalla richiesta di arresto del criminale libico da parte della Corte penale internazionale fino alla liberazione e al rimpatrio a Tripoli con un volo di Stato italiano. “Credo che la premier Meloni sulla vicenda Almasri, come normale che sia essendo il capo del governo, si sia assunta la responsabilità politica, che non sempre coincide con quella penale. Sono due cose diverse”. Così il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Cesare Parodi a Radio Anch’io, in merito alle parole di Giorgia Meloni, la quale ha definito assurdo il fatto che la sua posizione nel caso Almasri sia stata archiviata mentre per i ministri possa essere chiesta l’autorizzazione a procedere. Il caso ha avuto inizio lo scorso 6 gennaio, quando il capo della polizia giudiziaria libica ha iniziato il suo viaggio per l’Europa, volando da Tripoli a Londra e facendo scalo all’aeroporto di Roma-Fiumicino. Dopo essersi trattenuto nella capitale britannica per sette giorni, il 13 gennaio Almasri si è trasferito a Bruxelles in treno per poi proseguire diretto in Germania, viaggiando in macchina con un amico. Durante il suo tragitto verso Monaco, il 16 gennaio, è stato fermato dalla polizia per un controllo di routine e gli agenti lo hanno lasciato proseguire. Infine è arrivato a Torino in auto, per assistere a una partita di calcio. Sabato 18 gennaio, dodici giorni dopo l’inizio del viaggio del comandante libico in giro per l’Europa, la Corte penale internazionale – con una maggioranza di due giudici a uno – spicca un mandato d’arresto sul generale per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mittiga, vicino a Tripoli, dal febbraio 2011. In quel carcere sotto il suo comando, secondo i documenti dell’Aia, sarebbero state uccise 34 persone e un bimbo violentato. Domenica 19 gennaio Almasri, da poco arrivato nel capoluogo piemontese, viene fermato e messo in carcere dalla polizia italiana ma viene in seguito rilasciato il 21 gennaio su disposizione della Corte d’Appello a causa di un errore procedurale: si è trattato di un arresto irrituale, perché la Corte penale internazionale non aveva in precedenza trasmesso gli atti al Guardasigilli Nordio. L’arresto non è stato “preceduto dalle interlocuzioni con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte penale internazionale; ministro interessato da questo ufficio in data 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, e che, ad oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito”, si legge nell’ordinanza della corte di Appello di Roma, che dispone l’immediata scarcerazione.

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