Un cambio di paradigma nella gestione dei rifiuti della Capitale. È così che Sabrina Alfonsi, assessora all’Ambiente e al Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale, ha definito il nuovo termovalorizzatore in fase di progetto, destinato a diventare il fulcro di una trasformazione epocale per la città. In una nota ufficiale diffusa oggi, Alfonsi ha parlato di “vera e propria rivoluzione”, sottolineando l’avvio di un approccio finalmente industriale al trattamento dell’indifferenziato, dopo anni di soluzioni tampone, emergenze e viaggi infiniti dell’immondizia fuori regione. “Il termovalorizzatore di Roma rappresenta una vera e propria rivoluzione nella gestione futura dei rifiuti della Capitale”, ha dichiarato Alfonsi, “dando finalmente avvio a un approccio industriale al problema”. L’impianto – la cui costruzione è prevista nell’area di Santa Palomba, nel quadrante sud della città – sarà dotato delle più avanzate tecnologie per la combustione controllata e la filtrazione degli inquinanti. Il suo obiettivo dichiarato è ambizioso: abbattere in modo sostanziale le emissioni di CO₂ legate all’attuale sistema, considerato ormai inefficiente, dispendioso e scarsamente sostenibile.
Un obiettivo ambientale prioritario
Attualmente, il ciclo dei rifiuti della Capitale si basa su un sistema frammentato e altamente energivoro, che prevede il trasporto su gomma verso impianti disseminati in varie parti d’Italia – o addirittura all’estero – con gravi ripercussioni ambientali. Il nuovo termovalorizzatore mira a ridurre sensibilmente questa dipendenza, trasformando i rifiuti non riciclabili in energia, limitando il ricorso alle discariche e, soprattutto, tagliando in maniera significativa le emissioni climalteranti.
Secondo fonti tecniche, l’impianto potrebbe trattare fino a 600 mila tonnellate di rifiuti l’anno, contribuendo non solo all’autosufficienza del sistema capitolino, ma anche all’alleggerimento della pressione sugli impianti di trattamento della Regione Lazio.
Nodo trasporti: il ferro resta un’opzione, ma non nell’immediato
Resta però in sospeso la questione logistica, in particolare quella legata al trasporto dei rifiuti verso l’impianto. L’ipotesi – più volte evocata anche in sede istituzionale – di utilizzare la rete ferroviaria per movimentare l’indifferenziato resta al momento solo una possibilità sul tavolo. “Il trasporto su ferro dell’indifferenziato è al momento rimandato”, ha spiegato Alfonsi, “perché si tiene conto della modalità consolidata di trasporto su camion dei rifiuti verso l’impianto”. L’assessora ha però lasciato aperto uno spiraglio, precisando che “ipotesi e modalità diverse di trasporto, come quello su ferro, sono ancora in via di definizione”. Si tratterebbe, in prospettiva, di un ulteriore passo avanti in termini di sostenibilità ambientale e riduzione dell’impatto del traffico pesante sulle strade romane e regionali.
Il cantiere politico e i prossimi passi
Il progetto del termovalorizzatore non è privo di polemiche: se da un lato il Sindaco Roberto Gualtieri lo ha posto al centro della sua strategia per una Roma “più pulita e sostenibile”, dall’altro il fronte ambientalista – così come alcuni sindaci del territorio – ha espresso preoccupazioni legate alle emissioni, alla localizzazione dell’impianto e al rischio di disincentivare la raccolta differenziata. Nonostante le tensioni, il Campidoglio prosegue a passo spedito. Dopo l’approvazione della localizzazione da parte della giunta capitolina, si attende ora il via libera finale del Ministero dell’Ambiente per l’avvio dei lavori, che potrebbero iniziare entro l’inizio del 2026. Un’infrastruttura destinata a cambiare il volto della Capitale. Una rivoluzione silenziosa – alimentata da rifiuti – ma con effetti potenzialmente dirompenti sul futuro ambientale ed economico della città.






