I Terzi, frazione agricola ormai isolata dal mondo, continua a soffrire una gravissima crisi idrica che dura da oltre due mesi. Da giugno, i rubinetti sono rimasti a secco, costringendo residenti, anziani, disabili e bambini a vivere una situazione di emergenza in piena estate. La scorsa settimana, la tensione è esplosa in consiglio comunale al Granarone, quando un gruppo di cittadini ha manifestato con cartelli di protesta durante la seduta, venendo però allontanati dai vigili urbani. Uno scenario quasi da Terzo Mondo, secondo le stesse parole di chi vive quotidianamente la carenza d’acqua. La popolazione è costretta a spostarsi altrove, ma soprattutto a convivere con condizioni di igiene e salute compromesse, senza che alcuna soluzione concreta sia arrivata. L’Arsial, proprietaria e gestore dell’acquedotto della frazione, e Acea Ato2, possibile gestore subentrante, non hanno ancora preso provvedimenti efficaci. La sindaca di I Terzi, Elena Gubetti, dopo una settimana dall’ultimo incontro, ha ribadito l’impegno a sollecitare interventi: «Capiscono benissimo il dramma che vivono gli abitanti, ma la situazione non dipende dal Comune. È inaccettabile che dopo oltre due mesi non ci sia ancora acqua nelle case. La crisi sta causando disagi insostenibili e gravi ripercussioni sulla salute pubblica». Gubetti ha inoltre ricordato di aver già il 27 giugno inviato una richiesta ufficiale alla Prefettura, che ha risposto sollecitando la Regione Lazio a intervenire con l’invio di autobotti. «Sono passate cinque settimane – ha detto la sindaca – e nulla è stato fatto. Come può la Regione ignorare gli appelli dei sindaci e del prefetto? Pretendiamo risposte concrete e immediate. L’accesso all’acqua è un diritto fondamentale, la Regione deve assumersi le proprie responsabilità». La crisi di I Terzi resta dunque aperta, mentre i cittadini attendono un intervento che ristabilisca la normalità e la dignità di una comunità ormai allo stremo.






