Il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha esortato le nazioni europee a prepararsi ad accettare dazi più elevati sulla Cina e sulle altre nazioni che acquistano energia russa. “Gli europei devono unirsi a noi in queste sanzioni. Devono farlo”, ha detto Bessent intervistato da Bloomberg news. Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha respinto il contenuto di un rapporto del dipartimento di Stato Usa affermando che nel suo Paese “nessuno sta violando i diritti umani”. La dichiarazione è stata diffusa durante la presentazione di un pacchetto di misure del governo per assistere le aziende colpite dall’aumento al 50% dei dazi doganali imposto dall’amministrazione di Donald Trump.
“Nessuno sta violando le norme sui diritti umani, come stanno cercando di far credere al mondo. I nostri amici americani, ogni volta che decidono di combattere contro qualcuno, cercano di creare un’immagine demoniaca delle persone che vogliono combattere”, ha affermato Lula. Nel rapporto annuale del Dipartimento di Stato pubblicato martedì si affermava che “la situazione dei diritti umani in Brasile è peggiorata nel corso dell’anno”, un affermazione alla quale il leader progressista ha risposto invitando a “guardare cosa sta succedendo nel Paese che accusa il Brasile”.
“Continueremo a insistere nei negoziati perché ci piace negoziare. Non vogliamo conflitti. Non voglio conflitti con l’Uruguay, né con il Venezuela, tanto meno con gli Stati Uniti.
Non vogliamo fare nulla che giustifichi un peggioramento delle nostre relazioni”, ha concluso Lula. Il Canada si è detto “profondamente deluso” dalla decisione cinese di imporre temporaneamente dazi doganali sui prodotti derivati dalla colza canadese con l’accusa di dumping. Il ministero del Commercio cinese ha annunciato che da domani Pechino applichera’ dazi doganali del 75,8% sulle importazioni di colza canadese.
“Non vendiamo la colza a basso prezzo. I nostri agricoltori, che lavorano duramente, forniscono alimenti di prima qualità ai canadesi e ai nostri partner commerciali esteri”, hanno affermato il ministro del Commercio internazionale Maninder Sidhu e il ministro dell’Agricoltura Heath MacDonald in una dichiarazione congiunta. “Restiamo disponibili a intraprendere un dialogo costruttivo con le autorità cinesi per affrontare le nostre rispettive preoccupazioni commerciali”, hanno dichiarato. I rappresentanti del settore hanno invece lanciato un monito sulle conseguenze di questi dazi doganali per i produttori. “Se non si troverà rapidamente una soluzione, l’impatto si farà sentire rapidamente sulle nostre aziende agricole”, ha scritto Rick White, direttore dell’Associazione canadese dei produttori di colza (CCGA) in una nota. Un’indagine condotta da Pechino, che ha concluso in via preliminare che le importazioni canadesi hanno causato “danni significativi” all’industria nazionale, secondo il ministero. Il Canada è uno dei principali produttori mondiali di colza, una coltura oleaginosa utilizzata per produrre olio da cucina, mangimi e biodiesel. La maggior parte delle sue esportazioni in questo settore è destinata a soli due clienti: gli Stati Uniti e la Cina, due paesi con cui Ottawa ha recentemente avuto controversie in materia di dazi doganali. La minaccia di Donald Trump di imporre dazi doganali del 50% sulle importazioni indiane a causa degli acquisti di petrolio russo da parte di Nuova Delhi sconvolge gli esportatori locali, che temono una massiccia perdita di posti di lavoro. Con dazi doganali del 50%, nessun prodotto indiano può rimanere competitivo”, afferma l’economista Garima Kapoor . L’India, uno dei maggiori importatori di petrolio greggio al mondo, ha tempo fino al 27 agosto per trovare alternative e sostituire un terzo del suo attuale approvvigionamento. Questa sovrattassa del 50% minaccia le industrie ad alta intensità di manodopera, dal tessile alle pietre preziose, passando per i frutti di mare. La Global Trade Research Initiative stima inoltre che il calo potenziale delle vendite in settori come l’abbigliamento potrebbe raggiungere il 60%. Dopo le minacce di Donald Trump, il primo ministro Narendra Modi ha parlato sia con Putin che con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, esortando entrambi a trovare una “soluzione pacifica” al conflitto. Nel frattempo, l’impatto dei dazi americani si sta già facendo sentire in India. Le aziende affermano che gli ordini degli acquirenti americani hanno iniziato a diminuire, minacciando milioni di dollari di fatturato e il sostentamento di centinaia di migliaia di persone nella quinta economia mondiale. Tra i maggiori esportatori indiani di abbigliamento, alcuni stanno valutando la possibilità di delocalizzare la loro produzione negli Stati Uniti, altri di mobilitare stabilimenti in Vietnam o Bangladesh, altri ancora non escludono di aumentare la loro produzione in Etiopia e Kenya, che sono soggetti solo a dazi doganali del 10%. Moody’s ha recentemente avvertito che per l’India il “divario tariffario molto più ampio” potrebbe “addirittura invertire alcuni dei guadagni realizzati negli ultimi anni in termini di attrazione di investimenti correlati”. L’industria indiana delle pietre preziose e dei gioielli ha esportato merci per oltre 10 miliardi di dollari l’anno scorso e dà lavoro a centinaia di migliaia di persone.
Bessent: “Europei devono unirsi a noi in dazi a chi acquista energia da Russia”
