domenica, Agosto 17, 2025

Detenuto tenta il suicidio a Regina Coeli, ricoverato in gravi condizioni

È ricoverato in condizioni critiche in un ospedale della Capitale il diciannovenne di origini egiziane che, appena un giorno dopo il suo ingresso nel carcere romano di Regina Coeli, ha tentato di togliersi la vita nella sua cella. A rendere nota la vicenda è stato Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, che ha parlato di “episodio gravissimo che conferma una situazione insostenibile nelle nostre carceri”. Secondo quanto si apprende, il giovane era stato arrestato ieri e trasferito a Regina Coeli in attesa delle prime udienze. Nella giornata di oggi, però, avrebbe compiuto il gesto estremo. Gli agenti della polizia penitenziaria, durante il consueto giro di controllo, lo hanno trovato privo di sensi e hanno dato immediatamente l’allarme. Trasportato d’urgenza all’ospedale, il diciannovenne lotta ora tra la vita e la morte, con una prognosi riservata. Il caso riporta all’attenzione un dramma che sembra non avere fine. Dall’inizio dell’anno, fa sapere il sindacato, sono già 53 i detenuti che si sono tolti la vita negli istituti penitenziari italiani. Una cifra che, secondo De Fazio, “non può essere letta come una semplice statistica, ma come il segnale di un’emergenza strutturale che coinvolge sovraffollamento, carenza di personale, disagio psichico e mancanza di programmi di sostegno”. Le organizzazioni sindacali e le associazioni che si occupano di diritti dei detenuti denunciano da tempo le condizioni critiche di Regina Coeli e di molti altri istituti, dove la presenza di giovanissimi, stranieri e persone con fragilità psichiche si intreccia a un sistema penitenziario in affanno. “Non si può più aspettare – aggiunge De Fazio – servono interventi urgenti, altrimenti continueremo a contare morti”. Intanto, la magistratura di sorveglianza e la direzione del carcere hanno avviato accertamenti interni per ricostruire l’esatta dinamica del tentato suicidio e verificare le condizioni di sorveglianza cui il giovane era sottoposto. Un episodio che riaccende i riflettori su una piaga silenziosa e spesso dimenticata: la fragilità delle vite dietro le sbarre.

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