Il Castello Sforza Cesarini, autentico gioiello architettonico che domina il centro storico di Ardea, versa oggi in condizioni di abbandono e degrado. Un destino che fa male ai cittadini e agli appassionati di storia locale, costretti a vedere uno dei simboli più rappresentativi della città ridotto a rudere dimenticato. A puntare il dito contro la mancata cura del sito è la consigliera comunale Edelvais Ludovici, da tempo impegnata in una battaglia per la riqualificazione dell’area e per la salvaguardia del decoro urbano. «La situazione del Castello – denuncia Ludovici – è nota da anni all’amministrazione comunale. Eppure, nonostante promesse e appelli, nulla è stato fatto. È inconcepibile che un bene così importante per la nostra storia venga lasciato in questo stato». Il castello, costruito originariamente nel Medioevo e successivamente ampliato dalla potente famiglia Sforza Cesarini, è da sempre uno dei riferimenti identitari di Ardea. Un luogo che, nel corso dei secoli, ha accolto nobili, prelati e persino figure di spicco della vita politica romana. Oggi, invece, le sue mura mostrano crepe profonde, i cortili sono invasi dalle erbacce e l’area circostante è sporca e trascurata, diventando talvolta persino rifugio per vandali e incivili. La denuncia della consigliera non è nuova: già in passato Ludovici aveva sollecitato interventi urgenti per impedire l’ulteriore deterioramento della struttura. «Non possiamo continuare ad assistere in silenzio – aggiunge –. Il Castello Sforza Cesarini potrebbe diventare un polo culturale e turistico di primo piano, un luogo di eventi e iniziative capace di dare nuova linfa al centro storico e all’intera città. Ma per farlo occorre volontà politica e progettualità». La vicenda ha inevitabilmente acceso il dibattito pubblico. Molti cittadini hanno espresso amarezza per lo stato di incuria in cui versa il castello, chiedendo che vengano avviati al più presto lavori di restauro e valorizzazione. Per una città come Ardea, che fonda parte della sua identità proprio sulla ricchezza storica e culturale, la perdita del Castello rappresenterebbe una ferita difficilmente rimarginabile. Al momento, dall’amministrazione comunale non sono giunte risposte ufficiali, ma la denuncia di Ludovici ha riaperto con forza una questione che rischia di non poter più essere rinviata. Intanto, il Castello Sforza Cesarini continua a guardare dall’alto una città che lo osserva ogni giorno, impotente di fronte al lento ma inesorabile scorrere del tempo e all’indifferenza delle istituzioni.