l Castello Sforza Cesarini, autentico simbolo storico e culturale di Ardea, versa in una condizione di degrado sempre più evidente. Sterpaglie che crescono senza controllo, alberi non potati le cui radici e rami fuoriescono dalle mura perimetrali, erbe infestanti che circondano l’intera area, rendendola non solo poco decorosa, ma anche insalubre per la cittadinanza. Uno scenario che stride con il valore architettonico e identitario del sito, oggi ridotto a rudere dimenticato. A riportare con forza la questione è la consigliera comunale Edelvais Ludovici, da tempo impegnata a denunciare lo stato di incuria del castello e a chiedere interventi di pulizia e riqualificazione. Già lo scorso anno, spiega Ludovici, il tema era stato portato all’attenzione dell’amministrazione, anche se solo informalmente. «Lo scorso anno parlai col Sindaco in via ufficiosa per questa situazione – racconta la consigliera – ma il sito è rimasto sporco, pieno di sterpaglie, con alberi non potati che fuoriescono dai muri perimetrali del castello, e con erbe infestanti che lo circondano, rendendolo insalubre per la cittadinanza». La denuncia non si limita al solo aspetto estetico o igienico: secondo Ludovici, il problema rappresenta anche un rischio concreto per la sicurezza pubblica. «Non è solo insalubre – aggiunge – è anche pericoloso e pericolante per i cittadini. E ad oggi ancora nessuna pulizia, nessun intervento… È vietato pulire. Deve restare così: sporco e pericolante». Le parole della consigliera hanno riacceso il dibattito sul destino del Castello Sforza Cesarini, una struttura che per secoli ha rappresentato un punto di riferimento per la comunità locale e che oggi, invece, rischia di sprofondare nell’oblio. Mentre i cittadini chiedono interventi immediati, l’amministrazione comunale non ha ancora fornito risposte concrete. Intanto, il castello continua a deteriorarsi giorno dopo giorno, diventando non solo simbolo di un patrimonio storico in declino, ma anche metafora di un’intera città che sembra incapace di prendersi cura dei propri luoghi più preziosi.