Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha affermato che, anche se Hamas ha accettato l’accordo per la tregua, Israele prenderà comunque il controllo di Gaza. “Lo faremo comunque. Non c’è mai stato dubbio che non lasceremo Hamas lì”, ha detto Netanyahu intervistato da Sky News Australia. “Ma questa guerra potrebbe finire oggi, se Hamas depone le armi e libera i restanti 50 ostaggi”. Il premier ha quindi sostenuto che il suo obiettivo non è “occupare Gaza, è liberarla dalla tirannia di Hamas” e “penso che siamo vicini a riuscirci”. Questo “dovrà significare la conquista delle ultime roccaforti di Hamas”. “In questa fase” non ci sono piani per inviare una delegazione israeliana in Qatar o in Egitto per colloqui su un cessate il fuoco e un accordo per il rilascio degli ostaggi. Lo ha dichiarato l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu al Times of Israel, dopo l’annuncio del premier di aver “dato istruzioni di avviare immediatamente negoziati” per il rilascio di tutti gli ostaggi a Gaza e la fine della guerra alle condizioni di Israele. Netanyahu non ha detto a chi aveva dato l’ordine e ha nuovamente evitato di commentare se Israele avrebbe accettato la proposta di un accordo per il rilascio graduale degli ostaggi accettata da Hamas lunedì. L’ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, ha sottolineato che la decisione di Israele di approvare il controverso progetto di insediamento E1, che impedisce la contiguità palestinese in Cisgiordania, è stata una risposta alle decisioni dei Paesi occidentali di annunciare piani per riconoscere uno stato palestinese. Huckabee ha dichiarato ad al Arabiya che l’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump non ha preso posizione sull’approvazione dell’E1, ma ha invertito la politica statunitense di lunga data nel suo primo anno, dichiarando che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania non rappresentano una violazione del diritto internazionale. “Uno dei motivi per cui stiamo assistendo a una decisione più aggressiva di invadere alcune di queste aree è perché è una reazione a ciò che gli europei hanno fatto – di concerto con l’Autorità Nazionale Palestinese – spingendo per un riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese…che ha avuto un effetto totalmente disastroso, non solo sulla tensione in Cisgiordania, ma ha avuto un effetto negativo sulla risoluzione della situazione a Gaza”, ha affermato Huckabee. Gli Stati Uniti stanno lavorando per organizzare un incontro tra il leader siriano Ahmed al-Sharaa e il primo ministro Benjamin Netanyahu, con la partecipazione del presidente Donald Trump, durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il mese prossimo. Lo riferisce Sky News Arabia. Secondo la stessa fonte, la recente nomina da parte della Siria di un nuovo rappresentante alle Nazioni Unite potrebbe indicare che l’incontro si svolgerà a margine dell’Assemblea generale. Il Comando Centrale degli Stati Uniti ha dichiarato di aver condotto con successo un’operazione nel nord della Siria per eliminare un membro di spicco dell’Isis. “Le forze del Comando Centrale degli Stati Uniti hanno condotto con successo un raid nel nord della Siria il 19 agosto, uccidendo un membro di spicco dell’Isis e un importante finanziatore che pianificava attacchi in Siria e Iraq. Aveva relazioni con tutta la rete dell’Isis nella regione, rappresentando una minaccia diretta per le forze statunitensi e della coalizione e per il nuovo governo siriano”, ha dichiarato il comando in una nota. L’agenzia di stampa Reuters ha riferito mercoledì che le forze militari statunitensi hanno condotto un raid nel nord-ovest della Siria prendendo di mira un membro del gruppo terroristico dello Stato Islamico. L’obiettivo del raid sarebbe stato ucciso mentre tentava la fuga, ma la sua identità non è stata ufficializzata. “Non direi agli inglesi dove costruire a Londra: consideriamo l’E1 parte della Grande Gerusalemme”. Così al Daily Mail l’ambasciatrice israeliana nel Regno Unito, Tzipi Hotovely. La diplomatica è stata convocata ieri dal ministro degli Esteri britannico David Lammy in merito ai piani dello Stato ebraico per il nuovo progetto d’insediamento in Cisgiordania. Lammy ha criticato l’approvazione del progetto E1, sostenendo che “mina gravemente” le speranze di una soluzione a due stati per la crisi mediorientale. Ventuno Paesi, fra cui l’Italia, hanno scritto una lettera per condannare la decisione del Comitato superiore di pianificazione israeliano di approvare i piani per la costruzione di insediamenti nell’area E1 in Cisgiordania. La dichiarazione congiunta è stata diffusa dal Foreign Office del Regno Unito, che riferisce di essere firmatario insieme ai ministri degli Esteri di Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Islanda, Irlanda, Italia, Giappone, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia, nonché all’Alta rappresentante della politica estera Ue Kaja Kallas. La decisione “è inaccettabile e costituisce una violazione del diritto internazionale”, si legge nella dichiarazione congiunta. “Condanniamo questa decisione e chiediamo con la massima fermezza che venga immediatamente revocata”, aggiungono i 21 Paesi. “Il ministro Smotrich afferma che questo piano renderà impossibile la soluzione dei due Stati, dividendo qualsiasi Stato palestinese e limitando l’accesso dei palestinesi a Gerusalemme. Ciò non apporta alcun beneficio al popolo israeliano. Al contrario, rischia di minare la sicurezza e di alimentare ulteriori violenze e instabilità, allontanandoci ancora di più dalla pace”, si legge.
Netanyahu: “Prenderemo tutta la Striscia, anche se Hamas accetterà un accordo di tregua”
