domenica, Agosto 24, 2025

Droni di Kiev verso Mosca e San Pietroburgo, chiusi aeroporti. Zelensky: “Sviluppi su garanzie”

Difficile rinunciare alla retorica, alla vigilia dell’anniversario dell’indipendenza della nazione dal dominio di Mosca mentre Mosca tenta in ogni modo di riprendersi l’Ucraina. Sta di fatto che Volodymyr Zelensky, celebrando la giornata della bandiera, ha ribadito: “non lasceremo la nostra terra agli occupanti”. Nessun cedimento insomma alle richieste del Cremlino, peraltro sempre le stesse dal 2022, quando ha invaso il vicino. “Questa bandiera è l’obiettivo e il sogno di molti dei nostri cittadini nei territori temporaneamente occupati e ricorderemo sempre i nostri eroi di epoche diverse, che hanno combattuto per la libertà con la nostra bandiera in mano”, ha sferzato il presidente ucraino. L’anniversario (cade oggi) è una buona occasione per fare politica e Zelensky si è sentito con molti partner, vicini e lontani. Come il premier olandese Dick Schoof – che ha dovuto annullare il viaggio a Kiev poiché gli si è sbriciolato il governo – oppure il presidente del sud Africa Cyril Ramaphosa. “Ho ribadito la mia disponibilità a qualsiasi formato d’incontro con il capo della Russia, tuttavia vediamo che Mosca sta ancora una volta cercando di trascinare ulteriormente la situazione”, gli ha detto Zelensky. “E’ importante che il ‘sud globale’ invii segnali rilevanti e spinga la Russia verso la pace”. Un messaggio chiaro consegnato peraltro ad uno dei paesi fondatori del blocco dei Brics, che stando a Zelensky avrebbe richiesto il colloquio di sua iniziativa. Zelensky incassa poi la visita dell’inviato speciale di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, sempre in occasione del 34esimo anniversario per l’indipendenza, così da discutere “dell’intensa attività diplomatica di questa settimana con i leader”. I colloqui tra le capitali sulle garanzie di sicurezza proseguono senza sosta con l’obiettivo di dare a Kiev, quanto prima, un quadro chiaro di cosa si può aspettare dagli alleati, in modo da presentarsi al bilaterale con Vladimir Putin con una strategia negoziale chiara. La premier Giorgia Meloni, ad esempio, ha rinviato il viaggio nell’indo-pacifico previsto in cinque paesi asiatici tra il 31 agosto e l’8 settembre, proprio a causa degli sviluppi legati al processo di pace e dei colloqui internazionali in corso. Ma il vertice, come un miraggio, si allontana sempre di più mano a mano che la deadline fissata da Trump si avvicina. Il presidente finlandese Alexander Stubb lo considera ormai “altamente improbabile” dato che il Cremlino intende proseguire le ostilità “almeno fino all’autunno” in modo da “massimizzare i suoi guadagni territoriali”. “Le tattiche dilatorie della Russia continuano”, ritiene Stubb. Il ministero della difesa russo non a caso ha rivendicato la conquista altri due villaggi nel Donetsk (ovvero gli insediamenti di Sredneye e di Kleban-Byk) entrambi verso la direttrice di Kostyantynivka, roccaforte ucraina sulla strada per Kramatorsk. La notte è stata poi segnata dai consueti attacchi coi droni, con 36 velivoli intercettati su 49 lanciati: i 13 sopravvissuti hanno colpito nelle regioni di Donetsk, Dnipropetrovsk e Sumy. I russi, insomma, avanzano, seppur lentamente e a costi umani stratosferici. È altrettanto vero, però, che la linea fortificata al momento pare tenere e che Mosca tenta di conquistarla dal 2014, motivo per cui Zelensky non ci pensa proprio a regalarla a Putin per via negoziale, anche perché a quel punto la strada per il Dnipro sarebbe spalancata. Detto questo, sul fronte delle garanzie si registra la disponibilità della Cina a inviare truppe di peacekeeping in Ucraina nel caso si dovesse raggiungere un accordo negoziato ma solo nel quadro di un mandato dell’Onu. Dove, naturalmente, sia Pechino sia mosca hanno il veto. E si torna al punto di partenza: la vittima si dovrebbe fidare del suo carnefice. Il che rende improbabile un coinvolgimento del palazzo di vetro, a meno che non sia limitato strettamente ad una missione di osservazione del rispetto del cessate il fuoco sulla linea di contatto. Il precedente dell’Osce non depone bene e Kiev è scettica.L’amministrazione Trump ha approvato questa settimana la vendita all’Ucraina di 3.350 missili con una gittata fino a 450 km: lo riporta il Wall Street Journal, citato dai media ucraini. Si tratta di un pacchetto da 850 milioni di dollari, finanziato in gran parte dai Paesi europei, per la vendita di missili SM-6 ERAM (Extended Range Active Missile), che sono in grado di colpire non solo aerei e missili da crociera, ma anche missili balistici e possono essere utilizzati contro navi nemiche.  

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