Il Tribunale, presieduto dal giudice Christian Corbi, ha annullato in parte la pretesa dell’amministrazione, fissando principi destinati a incidere profondamente sulla gestione delle pratiche di sanatoria ancora pendenti in Italia. Secondo i giudici, infatti, consentire ai Comuni di aggiornare gli oneri a distanza di decenni significa snaturare la finalità stessa del condono, che è quella di “fiscalizzare l’abuso edilizio, offrendo al cittadino una chiara alternativa tra sanare o demolire”. La prassi seguita dal Comune di Ardea, che aveva calcolato gli importi sulla base delle tariffe attuali invece di quelle vigenti nel 1986, anno di presentazione della domanda, è stata giudicata iniqua e contraria ai principi di equità e certezza del diritto. Il TAR ha inoltre sottolineato come tale comportamento generi trattamenti disomogenei tra cittadini che si trovano in situazioni identiche, ma che ricevono risposte dalle amministrazioni con tempistiche diverse: chi ha avuto una conclusione rapida ha pagato secondo le tariffe storiche, chi invece è rimasto intrappolato nei ritardi burocratici rischia di trovarsi richieste moltiplicate dagli aggiornamenti tariffari. In questo modo, osserva il Tribunale, la lentezza della macchina amministrativa si trasformerebbe in un ingiusto aggravio economico per i cittadini, premiando di fatto l’inefficienza pubblica. La decisione non solo ridimensiona la somma dovuta dai due ricorrenti, difesi dall’avvocato Mario Faramondi, ma apre scenari significativi per i numerosi procedimenti ancora in sospeso in tutta Italia. A partire da quelli di Ardea, dove le pratiche di condono rappresentano una quota rilevante dell’attività urbanistica e dove il pronunciamento del TAR potrebbe innescare un effetto domino di ricorsi. Resta ora da vedere se il Comune sceglierà di appellarsi al Consiglio di Stato. Nel frattempo, la sentenza si configura come un precedente importante, che richiama le amministrazioni al rispetto dei principi di legalità e di certezza dei rapporti giuridici, ponendo un freno a pratiche ritenute punitive e distorsive rispetto allo spirito originario del condono edilizio.