mercoledì, Agosto 27, 2025

Dopo 40 anni annullato il maxi-pagamento richiesto dal Comune

Una vicenda lunga quasi quattro decenni si è chiusa con una decisione che potrebbe avere effetti ben oltre i confini di Ardea. Il TAR Lazio ha infatti accolto, in parte, il ricorso presentato da due cittadini, difesi dall’avvocato Mario Faramondi, contro un provvedimento del Comune che chiedeva il pagamento di cifre ingenti per una pratica di condono edilizio risalente al 1986. Il caso riguarda un’istanza di sanatoria presentata quasi 40 anni fa, mai definitivamente conclusa dall’amministrazione comunale. Lo scorso anno, il Comune aveva richiesto ai ricorrenti una nuova oblazione di 3.451 euro, oltre a 51.421 euro di oneri di urbanizzazione e 1.802 euro di diritti di segreteria, per un totale superiore ai 56 mila euro. Un importo giudicato sproporzionato dai cittadini, che hanno deciso di impugnare l’atto. La loro tesi era chiara: gli uffici comunali avevano calcolato gli importi sulla base delle tariffe attuali, e non di quelle vigenti nel 1986, quando la domanda era stata presentata. Un errore che, secondo i ricorrenti, non solo aveva gonfiato in modo illegittimo le somme dovute, ma si accompagnava alla colpevole lentezza del procedimento amministrativo, rimasto fermo per quasi quattro decenni senza una conclusione definitiva. I giudici del TAR hanno accolto le ragioni dei cittadini, stabilendo che il calcolo degli oneri deve avvenire con riferimento alle tariffe dell’epoca della richiesta di condono. La sentenza ha dunque annullato in parte la pretesa del Comune, ridimensionando l’importo richiesto e fissando un principio che potrebbe valere anche per altri casi simili. Per Ardea, dove il tema dei condoni edilizi è particolarmente sentito, la decisione rappresenta un campanello d’allarme: la gestione delle vecchie pratiche non può prescindere dal rispetto delle regole e delle tempistiche. Per i cittadini, invece, il pronunciamento apre la strada a una possibile ondata di ricorsi contro richieste analoghe avanzate dall’amministrazione. Resta da capire se il Comune deciderà di appellarsi al Consiglio di Stato per difendere la propria posizione. Intanto, la sentenza segna un precedente importante, destinato a riaccendere il dibattito su un tema che, a quasi quarant’anni di distanza, continua a generare controversie e malcontento.


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