Dopo il “Frankenstein” di Guillermo Del Toro, oggi la Mostra del Cinema di Venezia con il concorso ci immerge nel ritratto di Vladimir Putin (con il volto di Jude Law), nel pieno dell’ascesa al potere, raccontato dal suo spin doctor (Paul Dano, in un ruolo ispirato alla figura dell’ex consigliere Vladislav Surkov) in “Le mage du Kremlini” di Olivier Assayas.
Una doppia lettera che fa discutere quella di Venice4Palestine, il movimento spontaneo che ha chiesto in un primo momento – con un documento firmato da 1.500 artisti – spazio alla Mostra per parlare di quanto sta accadendo a Gaza, poi in una ulteriore nota solo a nome del gruppo (senza firme di adesione) anche l’esclusione dal festival di Gal Gadot e Gerard Butler e di “qualunque artista e celebrità che sostenga pubblicamente e attivamente il genocidio”. “Quando ho firmato l’appello non c’era questa richiesta sull’esclusione di alcuni artisti, non mi appartiene, non sono d’accordo” dice oggi Ferzan Ozpetek, alla vigilia della manifestazione in favore della Palestina, e nel giorno della presa di distanza di Carlo Verdone dall’appello di Venice4Palestine. Per Ozpetek “c’è in atto qualcosa di molto forte a Gaza, e penso che dopo tutto questo, nessuno di noi sarà mai più felice del tutto, non godremo mai più veramente delle cose, questa sofferenza ci rimarrà sempre dentro. Ma questo non deve portare a censurare l’arte, che è una forma d’espressione, o gli artisti. Basti pensare a Leni Riefenstahl che era un genio nonostante quello che mostrava l’arte non va censurata”. Carlo Verdone in un’intervista al Corriere della Sera ha detto di essere stato “messo in mezzo”. “Mi ha chiamato Silvia Scola, la figlia di Ettore Scola, chiedendomi se volevo firmare un appello contro quello che sta accedendo a Gaza, che va condannato in tutti i modi, nell’ambito della Mostra, manifestando a una platea ampia la sensibilità del cinema, che non è chiuso nell’indifferenza. E ho firmato”, dice il regista. “Ma i nomi dei due attori non c’erano”. “Con Verdone ci siamo sentiti. E ci siamo spiegati”, assicura oggi Silvia Scola, interpellata dall’ANSA. “Appena ho ricevuto la richiesta di firma dell’appello per lo Stop al genocidio mi sono subito data da fare per diffonderlo e raccogliere le adesioni ed ovviamente ho cercato per primi quei nomi che avevano più risonanza. Ho quindi parlato anche con Carlo Verdone che da subito ha aderito all’appello firmandolo”. Ma, spiega ancora l’autrice, l’esclusione dei due attori, “veniva richiesta per la loro pubblica posizione di sostegno a Netanyahu e all’esercito israeliano. E, quindi, non per una discriminazione nei confronti ad esempio di Gal Gadot in quanto israeliana, ma per il loro esplicito sostegno a questa carneficina: uno sterminio che, lo ricordiamo, non è una guerra, un semplice conflitto a fuoco, ma uno sterminio deciso a tavolino”. Venice4Palestine sostiene e partecipa alla manifestazione del 30 agosto Stop al genocidio, promossa da Centri Sociali del Nord est e Anpi “7Martiri” Venezia e per il 31 agosto alle 13.00 presso Isola Edipo al Lido promuove un incontro con la rete Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni (Bds). A proposito della polemica dei due documenti spiega: “Gerard Butler e Gal Gadot hanno fornito appoggio sia finanziario che ideologico alle politiche israeliane. Perché non dovrebbero essere tenuti in considerazione i comportamenti e le opinioni di queste celebrità a cui la grande risonanza mediatica dona rilevanza e influenza, normalizzando così pulizia etnica e genocidio? Non si tratta dunque di censura ma di boicottaggio culturale, cioè una delle forme storiche di protesta non violenta e di resistenza contro l’abuso perpetrato da un potere schiacciante e crudele”.
Venezia, arriva “Il mago del Cremlino”, Jude Law nei panni di Putin
