Si chiude con una sentenza definitiva della Corte di Cassazione una complessa vicenda immobiliare ad Ardea, iniziata con una lite tra un acquirente, un venditore e l’agenzia immobiliare coinvolta. Il contenzioso è nato dopo che l’acquirente aveva versato 12.000 euro come “caparra confirmatoria e acconto prezzo” per l’acquisto di un immobile. Tuttavia, la vendita è stata bloccata dall’acquirente stesso, a causa della presenza di una pratica di sanatoria edilizia incompleta. Mancavano infatti documenti essenziali, tra cui i diritti di segreteria, il nulla osta paesistico-ambientale e l’affrancazione dagli usi civici. Di fronte a questa situazione, l’acquirente ha deciso di recedere dal contratto, chiedendo il risarcimento del danno, comprensivo del doppio della caparra versata. Il venditore, invece, sosteneva che l’acquirente fosse già a conoscenza delle condizioni dell’immobile e che la vendita fosse possibile comunque, essendo l’immobile costruito prima del 1967. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del venditore, confermando le decisioni dei gradi precedenti e sancendo l’obbligo di restituzione del doppio della caparra all’acquirente. La sentenza rappresenta un importante precedente in materia di tutela dei compratori nel mercato immobiliare, sottolineando le responsabilità legali in caso di documentazione edilizia incompleta.