mercoledì, Settembre 3, 2025

Il Belgio riconoscerà la Palestina, Ben-Gvir minaccia l’Europa: “Sperimenterete il terrorismo”

“I Paesi europei che riconoscono lo Stato palestinese sperimenteranno il terrorismo in prima persona”. Lo ha dichiarato il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir condannando la decisione del Belgio di riconoscere lo Stato palestinese. “I Paesi europei che si abbandonano all’ingenuità e si arrendono alle manipolazioni di Hamas finiranno per sperimentare il terrore in prima persona. Qui in Israele c’era chi un tempo credeva a tali illusioni e il risultato sono stati stupri, omicidi e massacri. Invece di premiare il terrore, il mondo libero deve unirsi contro di esso”, ha detto il ministro israeliano. Anche il Belgio riconoscerà lo Stato palestinese durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre: lo ha annunciato il ministro degli Esteri belga Maxime Prévot. “La Palestina sarà riconosciuta dal Belgio durante la sessione Onu. E saranno imposte forti sanzioni contro il governo israeliano”, ha scritto il ministro belga su X. Il Belgio si unisce così a diversi Paesi occidentali, come Francia e Regno Unito, che hanno annunciato il riconoscimento dello Stato palestinese all’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si terrà dal 9 al 23 settembre a New York. Almeno 63.633 palestinesi sono stati uccisi e altri 160.914 feriti negli attacchi israeliani nella Striscia Gaza dal 7 ottobre 2023, secondo quanto dichiarato oggi il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas. Almeno 76 palestinesi, tra cui 12 che cercavano aiuti, sono stati uccisi solo nelle ultime 24 ore, precisa il ministro. Centinaia di riservisti contrari ai piani delle Idf di conquistare Gaza City hanno annunciato che non si presenteranno più in servizio se chiamati a combattere a Gaza. Lo scrive il Times of Israel. “Siamo oltre 365 soldati, e il numero continua a crescere, che hanno prestato servizio durante la guerra e hanno dichiarato che non si presenteranno in servizio quando saranno richiamati”, ha detto il sergente di prima classe in congedo Max Kresch in una conferenza stampa a Tel Aviv. “Ci rifiutiamo di prendere parte alla guerra illegale di Netanyahu e consideriamo un dovere patriottico rifiutare e chiedere conto ai nostri leader”.
Kresch, medico da campo, afferma che il gruppo di riservisti e soldati è composto dalle stesse persone che si sono precipitate in prima linea il 7 ottobre per proteggere Israele. “È proprio questo stesso senso del dovere che ci spinge a rifiutare”, ha dichiarato. Il sergente di prima classe Dor Menachem dice che l’ordine di occupare Gaza City “mette in pericolo gli ostaggi e i soldati stessi”, sostenendo che l’intero establishment militare ha espresso una “posizione determinata contro” tale decisione. Il capitano di riserva Ron Feiner, che ha prestato servizio per 270 giorni come riservista durante la guerra, ha definito la decisione presa all’inizio di questo mese di prendere il controllo di Gaza City, che molti considerano il primo passo verso l’occupazione dell’intera Striscia, un “ordine palesemente illegale: la decisione di occupare Gaza sarà sempre a rischio degli ostaggi, dei soldati e dei cittadini. È stata presa da un governo messianico privo di legittimità pubblica, interessato solo alla propria sopravvivenza politica”. Il sindaco di Hebron, Tayseer Abu Sneina, è stato arrestato da soldati israeliani che hanno compiuto un raid nella sua abitazione.  Al momento non sono note le ragioni dell’arresto. Il figlio del sindaco di Hebron, Meza, ha dichiarato ai media che la famiglia non è a conoscenza di dove si trovi ora il padre. Il giorno prima Israele ha imposto il coprifuoco a Hebron, in Cisgiordania, dove tutti gli ingressi e le uscite dell’area sono bloccati dalle forze israeliane. I coloni israeliani hanno dato fuoco a terreni agricoli nella città di Sa’ir, a nord-est di Hebron, nel sud della Cisgiordania occupata. Lo riporta l’agenzia palestinese Wafa, citando fonti locali, secondo cui decine di coloni di un insediamento vicino hanno preso d’assalto Wadi Sa’ir e bruciato decine di ettari coltivati a viti, mandorle e ulivi. Gli attacchi in corso da parte dei coloni e delle forze israeliane mirano a sfrattare i cittadini locali dalle loro terre per favorire l’espansione degli insediamenti ebraici illegali.

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