È stato aperto un fascicolo in Procura a Roma per un inquietante caso di revenge porn legato al gruppo social denominato “Mia Moglie”, dove venivano pubblicate foto e video privati di donne senza il loro consenso, accompagnati da commenti sessisti e offensivi. La vicenda, che sta destando forte indignazione, ha spinto gli inquirenti ad avviare indagini approfondite per individuare i responsabili delle condivisioni e degli abusi. Il procedimento penale è stato avviato su delega del procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, che coordina le attività investigative affidate alla Polizia Postale, reparto specializzato nella lotta ai reati informatici. Secondo quanto trapela, il gruppo incriminato sarebbe stato attivo da mesi e avrebbe raggiunto centinaia di iscritti, molti dei quali impegnati nello scambio illecito di immagini private, spesso sottratte dagli account social delle vittime o ottenute in contesti intimi. Le indagini, ancora in corso, puntano a ricostruire la catena di diffusione del materiale e a individuare sia gli amministratori del gruppo sia gli utenti che hanno caricato contenuti. Non si esclude il coinvolgimento di persone residenti in diverse regioni italiane, il che potrebbe portare a un’inchiesta di ampia portata con competenze territoriali estese. Il fenomeno del revenge porn è stato introdotto nel codice penale nel 2019 con l’articolo 612-ter, che punisce con la reclusione da uno a sei anni e multe salate chiunque diffonda immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso della persona ritratta. Un reato che, come ricordano gli esperti, ha conseguenze devastanti sulla vita delle vittime, esponendole a umiliazioni, cyberbullismo e gravi danni psicologici. L’apertura del fascicolo ha già suscitato le reazioni di associazioni e centri antiviolenza, che chiedono un giro di vite contro le piattaforme e i gruppi online dove simili condotte trovano terreno fertile. «È un fenomeno odioso che va stroncato alla radice – commentano – serve maggiore prevenzione, educazione digitale e strumenti di tutela più rapidi per rimuovere i contenuti e proteggere le vittime». La Procura di Roma non esclude nuovi sviluppi nelle prossime settimane: dalle prime analisi forensi potrebbero emergere collegamenti con altri gruppi analoghi, alimentando l’ipotesi di una vera e propria rete organizzata. Gli investigatori, intanto, invitano chiunque sia stato vittima di diffusione illecita di immagini a sporgere immediatamente denuncia per consentire un intervento tempestivo e mirato.