Sono ormai solo un centinaio i produttori di vino, compresi i soci conferitori della cantina sociale, e il dato sta facendo riflettere profondamente la categoria. Alla fine degli anni ’90 i conferitori erano circa 900: un’epoca d’oro per il settore vitivinicolo locale, che oggi si trova a fronteggiare una crisi strutturale fatta di rincari, cambiamenti climatici e trasformazioni sociali. Le cause, secondo le associazioni di categoria, sono molteplici: dall’aumento dei costi di produzione alla cementificazione delle campagne, passando per i bonus concessi fino a pochi anni fa dalla Regione Lazio per l’estirpazione dei vigneti. A incidere pesantemente è anche la siccità, unita alla diffusione di parassiti che colpiscono con crescente aggressività le coltivazioni. «Occorre ricordare – sottolinea Biagio Camicia, presidente di Consumatori Italiani Più Forti Cerveteri-Ladispoli – che in questi ultimi anni è aumentato un po’ tutto nel mondo agricolo. Sono impennati i costi per le bottiglie di vetro, i tappi di sughero, le etichette e i cartoni di imballaggio, con rincari intorno al 30% se non di più. Lo Stato dovrebbe essere più vicino a chi produce il vino». Chi resiste, però, continua a puntare sulla qualità. È il caso di Michele Belardi, giovane produttore etrusco recentemente premiato con quattro medaglie al Campidoglio al “Concorso Enologico Internazionale Città del Vino”, che ha visto la partecipazione di 1.500 produttori italiani e di undici Paesi esteri. «È una battaglia continua – ammette Belardi – i costi sono ormai insostenibili: energia, acqua, imballaggi. Poi bisogna avere terreni irrigui con impianti specializzati per affrontare il clima e i parassiti che ogni anno attaccano le vigne. E non finisce qui: dobbiamo difenderci anche dagli animali selvatici. Ho 11 ettari di terreno e ho dovuto realizzare chilometri di recinzioni elettrificate per fermare cinghiali, volpi e perfino pappagalli che devastano i campi». Una fotografia amara di un comparto che rischia di perdere un pezzo importante della propria identità. Ma i produttori non si arrendono: tra innovazione, difesa del territorio e premi di prestigio, la sfida per il vino etrusco è appena cominciata.