Un nuovo suicidio ha scosso il carcere di Rebibbia Femminile a Roma. La vittima, Daniela Zucconelli, è stata trovata impiccata nella sua cella dagli agenti di polizia penitenziaria. La donna stava scontando una pena di otto anni per tentato omicidio, relativa a un episodio avvenuto lo scorso anno a Terracina. Al momento sono in corso indagini per chiarire le cause del gesto e eventuali responsabilità, in un contesto già critico per le strutture penitenziarie della regione. Tra le prime domande degli inquirenti vi è il motivo per cui la detenuta non fosse sorvegliata in maniera adeguata, nonostante fosse seguita dall’Ufficio del Garante dei detenuti di Roma. “Era una persona che conoscevamo bene – ha dichiarato la garante Valentina Calderone – Le avevamo rinnovato i documenti e attivato le pratiche per la pensione di invalidità. Pensavamo fosse più serena, ma oggi cercheremo di capire meglio cosa sia accaduto”.
Sovraffollamento e carenze di personale
Il carcere di Rebibbia risulta sovraffollato: la capienza regolamentare prevista è di 272 detenuti, mentre gli ospiti attuali sono 377, con 105 persone in più rispetto alla capacità prevista. La situazione interessa anche altri istituti del Lazio: a fine agosto 2025 la regione contava 6.827 detenuti su 5.308 posti regolamentari, con un sovraffollamento del 28,6%, in aumento rispetto al 27,4% di luglio. La carenza di personale aggrava ulteriormente la situazione. Attualmente manca circa il 19% di agenti penitenziari, con soli 175 in servizio su 214 previsti, a fronte di un aumento dei compiti esterni e interni. L’insufficienza di personale causa accorpamenti di posti, sovraccarico di lavoro e ridotta capacità di sorveglianza, soprattutto nelle celle dove sono presenti detenuti con problemi psichiatrici. Secondo la Fns Cisl Lazio, è urgente garantire migliori condizioni lavorative al personale penitenziario e applicare correttamente le norme contrattuali. Le criticità del sistema si ripercuotono pesantemente sulla sicurezza collettiva e sulle condizioni dei detenuti.
Contesto nazionale
Questo episodio è il quarantunesimo suicidio dall’inizio dell’anno negli istituti italiani, evidenziando un problema più ampio legato a sovraffollamento, carenza di personale e insufficiente assistenza psichiatrica h24. La questione delle misure alternative alla detenzione, previste per i detenuti con pena residua inferiore a 24 mesi, resta ancora parzialmente inapplicata, contribuendo alla pressione sulle strutture penitenziarie. A Rebibbia e negli altri istituti del Lazio, il sovraffollamento e la mancanza di risorse rischiano di rendere insostenibili le condizioni di vita dei detenuti e del personale, richiedendo interventi urgenti a livello amministrativo e sanitario.