Il Direttore del Distretto 2 ha voluto fare chiarezza sulla vicenda della chiusura del Punto di Primo Intervento, sottolineando che la decisione non è stata presa dall’Azienda ma deriva dal Decreto Ministeriale 70 del 2015, che stabilisce criteri specifici per l’ubicazione dei pronti soccorso. “Ricordiamo – spiega il direttore – che il Punto di Primo Intervento nel nostro territorio è cessato nel 2019 e al suo posto è stato istituito un Punto Territoriale di Cure Primarie. Da allora, il livello di assistenza sanitaria è rimasto invariato”. Secondo quanto chiarito, un pronto soccorso deve essere situato all’interno di strutture ospedaliere in grado di effettuare stabilizzazione clinica, procedure diagnostiche, trattamenti terapeutici, ricovero o trasferimento urgente a un Dipartimento di Emergenza di livello superiore, garantendo continuità di cura. Inoltre, la normativa prevede la presenza di pronti soccorso in bacini con 80.000-150.000 abitanti, con tempi di percorrenza superiori a un’ora dal DEA di riferimento e un numero di accessi annuo appropriato superiore a 20.000. “Pertanto – aggiunge il direttore – non ricorrono le condizioni per prevedere la realizzazione di un nuovo pronto soccorso nell’area. Per tutelare comunque la popolazione, abbiamo potenziato i servizi della Casa di Comunità, programmando le attività sulla base dei bisogni rilevati dal Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio. La sicurezza dei pazienti viene prima di tutto”. Il chiarimento arriva dopo preoccupazioni e polemiche sollevate dai cittadini, evidenziando come la programmazione sanitaria regionale sia vincolata da criteri tecnici e normativi, più che da scelte discrezionali aziendali.
Distretto 2, chiarimenti sulla chiusura del Punto di Primo Intervento: “Nessuna riduzione dei servizi sanitari”
