sabato, Settembre 20, 2025

Addio a Giorgio Armani, oltre 6mila persone in visita alla camera ardente


“E’ una grande ferita per Milano. Quello che ha creato rimarra’ per sempre. Era un artista e un genio rigorosissimo, e in questi tempi uno cosi’ ci manchera’. Mi ha vestito tre anni e non posso dimenticarlo: e’ stato una guida per tutta l’Italia. Un ricordo? Quando andavo a fare i fitting in via Borgonuovo avere lui che guardava ogni dettaglio, rimarra’ nella memoria”. Lo ha detto Simona Ventura ricordando Giorgio Armani fuori dalla camera ardente allestita oggi e domani in via Bergognone a Milano. Chiusa alle 18 la camera ardente di Giorgio Armani, allestita all’Armani Silos. Nel primo giorno di apertura sono state oltre 6mila le persone che hanno reso omaggio allo stilista. La riapertura al pubblico è prevista domani dalle 9 alle 18, mentre i funerali si terranno lunedì in forma privata. “Era una persona favolosa, ci vedevamo in giro e mi diceva ‘Bobo c’è un solo colore ed è il blu scuro’ e da quel momento ho solo il blu”. È il ricordo di Giorgio Armani condiviso da Bobo Vieri dopo aver fatto visita alla camera ardente con la moglie Costanza Caracciolo. “Ha vestito tutto il mondo, ci mancherà tanto” ha sottolineato l’ex giocatore. “C’è chi ha l’orecchio assoluto, Giorgio Armani invece aveva l’occhio perfetto”. È il “ricordo più forte” che ne ha l’architetto Massimiliano Fuksas, arrivato alla camera ardente insieme alla moglie Doriana. “Lui non sbagliava mai: se diceva ‘va bene’ era così perché – ha spiegato l’archistar – aveva un occhio perfetto”. “Era parte della nostra vita – ha concluso -, ci lascia una grande umiltà, era di una gentilezza incredibile, mai arrogante in un Paese come il nostro”. Per Maria Grazia Cucinotta Giorgio Armani è “un pezzo di vita, una delle cose più importanti della mia vita”. L’attrice e produttrice cinematografica, arrivando alla camera ardente dello stilista a Milano, ai cronisti ha detto commossa che “oggi è giusto essere qui. Sono venuta a dirgli grazie”. “Dal 1994 ad adesso, 30 anni passati assieme” ha rimarcato la 57enne ex modella, ricordando che “ogni volta che ci vedevamo ci abbracciavamo”. L’abbraccio più bello? “Quando ho fatto la prova dell’abito da sposa: ero da sola, c’erano lui e Roberta ed è stato un abbraccio importante in quel momento perché ne avevo bisogno”. Deve passare ancora qualche giorno prima dell’apertura del testamento di Giorgio Armani, mentre cresce l’attesa di conoscere le sue ultime volontà. Per fissare l’appuntamento nel suo studio milanese il notaio attende infatti un documento ufficiale rilasciato dal Comune del capoluogo lombardo dove lo stilista è morto giovedì.
Si tratta dell’estratto per riassunto dell’atto di morte e a Milano possono passare fino a 15 giorni per ottenerlo. In questo caso, vista anche l’attenzione non solo mediatica di fronte a un patrimonio personale stimato da Forbes in 12 miliardi di dollari, ossia oltre 10 miliardi di euro, i tempi potrebbero essere più brevi. E l’apertura avvenire di conseguenza la prossima settimana, una volta tenutosi il funerale previsto lunedì, che per volontà dello stilista si svolgerà in forma privata, mentre volti noti e gente comune gli hanno reso omaggio sabato e continueranno a farlo domenica nella camera ardente in via Bergognone.
È noto come ‘re Giorgio’ abbia curato nei minimi dettagli, come era solito fare, la sua successione. Prima di tutto per assicurare nelle mani delle persone a lui più care il futuro del gruppo, attribuendo un ruolo chiave alla Fondazione Armani.
Lo stilista non ha figli e ha potuto quindi dividere l’eredità senza quote di legittima, che la legge riserva di norma ai parenti più stretti, in sostanza il coniuge e appunto i figli. A essere chiamati davanti al notaio saranno allora i tre nipoti, Silvana e Roberta, figlie del fratello Sergio, già defunto, e Andrea Camerana, figlio della sorella Rosanna, nonché Leo Dell’Orco, compagno di lavoro e di vita di Armani. In ballo non c’è solo il 99,9% del gruppo della moda, ma un patrimonio immobiliare che comprende tra l’altro la villa a Pantelleria, la residenza estiva a Forte dei Marmi, dove si trova anche il locale La Capannina acquistato di recente, la casa milanese di via Borgonuovo, Villa Rosa nell’Oltrelpò Pavese e altre residenze a Saint Moritz, Parigi e Saint Tropez. Senza contare le opere d’arte. “Eleganza e sobrietà sono la sue caratteristiche. Il suo stile, secondo me, è uno stile che va oltre le mode, oltre tutte le mode, rimane con le sue linee pure ed essenziali, uno che ci ha fatto capire in sostanza che si può essere forti rimanendo semplici, questa è la caratteristica principale”. Così l’attore Massimo Lopez ricorda Giorgio Armani poco prima di entrare nella camera ardente dello stilista Giorgio Armani, allestita presso l’Armani Silos di Milano. Lopez ha rievocato anche un ricordo personale: “Ho un ricordo di quando sono entrato in un negozio suo, mi stavo provando un cappotto blu ed entrò improvvisamente Giorgio e mi salutò e mi disse: cosa stai provando? È un cappotto blu. Me ne fece provare uno beige ma io lo volevo blu. No no beige, insistette lui, va bene beige. Metto questo cappotto beige, poi me lo sgualcisce tutto, dice io ai miei modelli lo faccio così quindi li devo sgualcire. Camicie ne hai? No, dico, e lui comincia a contare: 1, 2, 3, 4, 5, 6 camicie, tieni questo è il cappotto, queste sono le camicie e mi regalò tutto, rimasi molto stupito”. Negli anni non sono mancati altri incontri tra lo stilista e l’attore. “L’ultima volta che l’ho visto? Beh, sono stato adesso alle ultime sfilate, ma ci siamo visti in lontananza perché lui poi andava via. E poi l’ho visto l’anno scorso, d’estate, io passavo con un gommone sotto il suo yacht e lui era affacciato, e quindi ci siamo visti lì. Mi ha fatto un gesto con la mano”. “Giorgio Armani è  stato un anticipatore, ha capito che lo sport innanzitutto gli regalava delle emozioni e che poteva essere anche un veicolo formidabile di immagine e comunicazione. Ma non lo faceva per un fatto strumentale o commerciale, lo faceva perché gratificava gli atleti, ma per me era gratificato anche se stesso. Il mondo dello sport lo adorava, e per questo noi gli siamo eternamente riconoscenti”. Lo ha detto il presidente di Fondazione Milano Cortina ed ex presidente del Coni, Giovanni Malagò, uscendo dalla camera ardente di Giorgio Armani in via Bergognone, a Milano. “Dentro c’è un religioso silenzio, non ho sentito un cellulare. Le persone erano molto educatamente in fila. Ognuno si ferma dieci secondi, si inginocchia, fa un pensiero e va via. Credo che veramente sia la consacrazione della grandiosità della persona che è stata” ha aggiunto. Il regista Luca Guadagnino e il giornalista e produttore cinematografico Carlo Antonelli hanno pubblicato sul “Corriere della Sera” un necrologio che racconta e ricorda Giorgio Armani come fosse la sceneggiatura di un film.”Questo piccolo rettangolo di carta è in realtà un universo a forma di parallelepipedo con pareti di differenti sfumature di grigio e sabbia. Apparentemente le superfici sono opache. Poi piano piano, vedete? Si stanno popolando. Contengono il percorso di una forza monocellulare all’intera storia del Novecento, la guerra, la ripresa, la nebbia, la nascita del design a Milano e l’ufficio progettazione di Rinascente. Contengono gli anni settanta e ancora il fumo dei lacrimogeni. La laboriosità meneghina. La forza motrice del singolo e della piccola media impresa. L’inizio degli anni ’80. E sempre lavoro lavoro lavoro. Le passeggiate sui ciotolati di pietra. I ragazzi in bicicletta. Solo Enrico Cuccia, anch’egli adoratore del grigio, fu più discreto, ma nessun altro. La mirabile capacità milanese di incastro, nel terreno urbano, di storico e contemporaneo, caratterizzata tra una strettissima paletta di grigi beige e inserti in marmo, viene trasformata in un tessile e morbido inno ai nuovi poteri, all’avvento di quello femminile e alla strabiliante oggettificazione di quello maschile. L’avvento degli anni Duemila non ha portato arresto a questa continua capacità di riuscire a intercettare la difesa identitaria di sé (delle proprie origini, delle proprie intuizioni) con la fluidificazione della geopolitica, il sorgere dei capitali liberati nel Far East, il nuovo Medio Oriente. E nel contempo cresce la presenza nello sport e i nuovi corpi che lo abitano. Nulla più del Burj Khalifa a Dubai può simbolizzare una trasformazione perfettamente integrata agli universi di partenza”. “Dimenticavamo – concludono Guadagnino e Antonelli – mai abbastanza è stata sottolineata la prestanza fisica dell’uomo. Le spalle, proporzionatissime. Il collo, scolpito. Il viso, perfetto, marinaresco, irreale. La potenza fisica, le gambe, l’ombreggiatura del cavallo. Distante, statuario, sempre assorbito da una scolpitura classica del suo portamento, verrà ricordato in eterno anche per questo: bellissimo, bellissimo, bellissimo Giorgio Armani”.

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