Una vicenda che sembra uscita da un romanzo noir, quella di S.Z., oggi 55enne, condannato a 20 anni di carcere per l’omicidio dell’amico e collega nel lontano 2009, e nuovamente protagonista delle cronache giudiziarie. L’uomo è stato bloccato venerdì dalla Polizia Penitenziaria mentre tentava di introdurre all’interno del Nuovo Complesso Penitenziario di Civitavecchia ben 26 telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici. Il suo nome era balzato alle cronache oltre quindici anni fa, quando il caso dell’omicidio di Maccarese divise l’opinione pubblica tra colpevolisti e innocentisti. Secondo quanto ricostruito dai giudici, l’allora 39enne avrebbe ucciso un amico 34enne per un debito di 50mila euro, colpendolo alla nuca con un tubo di ferro e abbandonandone poi il corpo in auto, gettata in un canale della zona. Dopo un processo lungo e mediaticamente esposto, l’uomo fu condannato in via definitiva a 20 anni di carcere. Negli ultimi anni, grazie alla buona condotta, S.Z. aveva ottenuto di lavorare all’esterno dell’istituto penitenziario come giardiniere, oltre a beneficiare di permessi premio. Ma qualcosa, evidentemente, è andato storto. Le indagini della Penitenziaria hanno documentato un traffico sospetto di apparecchi elettronici: secondo quanto emerso, l’uomo era solito seppellire i telefoni in un piccolo fazzoletto di terra vicino alla recinzione del carcere per poi recuperarli e farli entrare in istituto. Il sequestro dei 26 dispositivi rappresenta un duro colpo al mercato illegale di telefoni cellulari all’interno del penitenziario, fenomeno che le autorità stanno da tempo cercando di arginare. «Un’operazione importante per la sicurezza interna – spiegano dalla Fns Cisl – che conferma l’attenzione e l’efficacia del lavoro della Polizia Penitenziaria». L’uomo è stato riportato in carcere e ora rischia la revoca dei benefici ottenuti, oltre a nuove accuse per introduzione di materiale non consentito in ambiente detentivo. La vicenda, che a distanza di anni riaccende i riflettori sul caso Maccarese, riporta in primo piano il tema del reinserimento sociale dei detenuti e dei rischi legati a percorsi di semi-libertà non sempre gestiti in maniera efficace.
Dal delitto di Maccarese al traffico di telefonini: arrestato l’agricoltore condannato a 20 anni
