Un residente di Gerusalemme Est è stato fermato dallo Shin Bet con l’accusa di aver portato i terroristi dell’attentato all’incrocio Ramot a Gerusalemme. Lo riferiscono i media israeliani. L’indagine è in corso per chiarire il suo coinvolgimento e verificare l’esistenza di altri complici. Secondo le prime indagini dello Shin Bet (sicurezza interna) e della polizia, i due terroristi residenti in Cisgiordania che hanno ucciso sei civili a Gerusalemme nord questa mattina, sono entrati attraverso una breccia nella recinzione. Le autorità israeliane hanno reso noti i nomi di quattro delle sei vittime dell’attentato di questa mattina a Gerusalemme nord. Tra queste, tre sono religiosi: si tratta del rabbino Levi Yitzhak Fash, addetto alla manutenzione della yeshivà Kol Torah nel quartiere Ramot; il rabbino Israel Menatzer, di Ramot, 28 anni; il rabbino Yosef David, di 43 anni. La morte di quattro delle vittime è stata dichiarata direttamente sul luogo dell’attentato. “La speranza allarga il cuore al minimo segnale di una possibilità di pace e invece la spirale di violenza avvolge ancora e sempre la Terra Santa e oggi è successo a Gerusalemme, nella città Santa. Se non ci sarà una mediazione seria e credibile, non ci sarà pace. Le terze parti che devono trovare una soluzione alla tragedia di questa terra, devono essere supportate dall’intera comunità internazionale che deve comprendere come arrivare ad una pace vera, giusta e duratura e deve garantire il controllo che ogni passo porti alla pace” dice il vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas , che sottolinea: “Le vite perse oggi hanno diritto allo stesso rispetto delle vite di chi subisce attacchi a Gaza e di chi si trova a Gaza ostaggio dal 7 ottobre 2023. Fino a quando non ci sarà rispetto per la vita umana, di ognuno e di tutti, non ci sarà pace. Mentre si discute di termini e parole appropriate per non disturbare le sensibilità – osserva padre Faltas -, si perdono vite umane a Gerusalemme, a Gaza, in Cisgiordania, in Israele e in Palestina. Muoiono innocenti e indifesi in tutta la Terra Santa”. Ci sarebbe anche uno spagnolo fra le sei vittime dell’attentato terroristico di questa mattina a Gerusalemme nord: è Yaakov Pinto, 25 anni, originario di Melilla – l’enclave iberica in Marocco – e residente in Israele, secondo quanto hanno confermato fonti consolari e familiari, citate dall’agenzia Efe. Il ragazzo, che si era sposato da poco, è morto sul posto nell’attacco di questa mattina di due terroristi che hanno aperto il fuoco contro persone in attesa a una fermata dell’autobus vicina a due insediamenti israeliani, al nord di Gerusalemme. “La presidenza palestinese dell’Anp ha ribadito la sua ferma posizione nel respingere e condannare qualsiasi attacco contro civili palestinesi e israeliani e ha denunciato tutte le forme di violenza e terrorismo, indipendentemente dalla loro fonte”, come riferisce una nota ufficiale. “La presidenza ha sottolineato che la sicurezza e la stabilità nella regione non possono essere raggiunte senza porre fine all’occupazione, fermare gli atti di genocidio nella Striscia e fermare il terrorismo coloniale in tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme occupata”. “Condanniamo l’attacco a Gerusalemme, come ogni perdita di vite. Chiediamo la descalation e questo episodio mostra quanto sia critica una tregua” afferma un portavoce della Commissione Europea. “I civili da entrambi i lati hanno sofferto troppo e troppo a lungo, ora bisogna rompere il ciclo di violenza” ha notato.
Attentato a Gerusalemme, 6 morti. Gli spari, le urla, la fuga. Hamas: “Azione eroica”
