Regno Unito e Portogallo riconosceranno oggi lo Stato di Palestina, in vista dell’inizio, lunedì a New York, dell’Assemblea generale dell’Onu dove la ‘soluzione dei due Stati’ al conflitto israelo-palestinese sarà al centro del dibattito. Negli ultimi mesi, con l’intensificarsi dell’offensiva israeliana su Gaza innescata dall’attacco senza precedenti di Hamas del 2023, un numero crescente di alleati di Israele ha cambiato posizione nei suoi confronti. Si prevede che nei prossimi giorni saranno una decina le 10 nazioni che riconosceranno uno Stato palestinese, con i media britannici come la Bbc che riportano che il primo ministro Starmer annuncerà il cambio di politica oggi, nonostante la forte opposizione israeliana. Starmer aveva dichiarato a luglio che la Gran Bretagna avrebbe riconosciuto formalmente lo Stato di Palestina se Israele non avesse adottato “misure sostanziali” verso un cessate il fuoco con Hamas entro la convocazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nei giorni scorsi anche il ministero degli Esteri portoghese ha annunciato che oggi avrebbe formalmente dichiarato il riconoscimento dello Stato di Palestina. Lisbona aveva già manifestato a luglio l’intenzione di farlo, citando “l’evoluzione estremamente preoccupante del conflitto”, nonchè la crisi umanitaria nella Striscia e le ripetute minacce di Israele di annettere territori palestinesi. Francia e Canada sono tra le altre nazioni occidentali che pianificano di riconoscere uno Stato palestinese alla riunione delle Nazioni Unite. Israele si è fermamente opposta a queste iniziative. L’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023, che ha scatenato la guerra, ha provocato la morte di 1.219 persone, la maggior parte delle quali civili, secondo un conteggio ufficiale dell’AFP. La campagna di rappresaglia di Israele ha ucciso almeno 65.208 persone, anche queste per lo più civili, secondo i dati del ministero della Salute di Gaza. “La soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati è l’unica prospettiva in grado di garantire nella regione una pace sostenibile a lungo termine. Abbiamo bisogno di uno Stato di Israele sicuro e di un’autorità palestinese vitale; non ci deve essere spazio per gli estremismi e la piaga di Hamas deve essere eliminata. So benissimo quanto gli atroci attacchi del 7 ottobre da parte di terroristi di Hamas abbiano scosso in profondità la nazione di Israele”. Lo ha detto la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen in una intervista a Repubblica. “Tuttavia i recenti sviluppi, una carestia provocata dall’uomo e il soffocamento finanziario dell’Autorità palestinese, sono fonte di notevole preoccupazione – ha aggiunto -. I piani per un progetto di insediamento nella cosiddetta zona E1, se realizzati, determinerebbero di fatto una separazione tra la Cisgiordania occupata e Gerusalemme Est. Gli interventi messi in atto dal governo di Israele negli ultimi mesi costituiscono un chiaro tentativo di sabotare la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati”. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha espresso al suo omologo marocchino, Nasser Bourita, l’urgenza di promuovere un “cessate il fuoco globale a Gaza” per porre fine il prima possibile all’attuale catastrofe umanitaria”, nel contesto dell’offensiva israeliana contro l’enclave palestinese. “I paesi che hanno un’influenza speciale su Israele devono assumersi seriamente le proprie responsabilità, e anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le agenzie umanitarie devono adempiere ai propri obblighi”, ha dichiarato il ministro secondo quanto riportato Xinhua. I piani israeliani di prendere il controllo di Gaza City e accelerare l’invasione della Cisgiordania “violano gravemente le norme del diritto internazionale”, ha insistito Wang, aggiungendo che tali azioni “mettono a repentaglio la ‘soluzione dei due Stati’ e minano direttamente la stabilità del Medio Oriente”. “La storia ha ripetutamente dimostrato che la sicurezza deve essere condivisa. Nessun Paese può costruire la propria sicurezza sull’insicurezza di altri Paesi”, ha osservato ancora il ministro, che ha anche chiesto di “raccogliere un maggiore consenso internazionale e di formare una posizione più unitaria” attorno alla “soluzione dei due Stati”. Oltre 70 persone sono state uccise ieri negli attacchi dell’esercito israeliano nella Striscia, la maggior parte a Gaza City, secondo un bilancio delle vittime compilato negli obitori degli ospedali dai giornalisti di Gaza e condiviso su una piattaforma congiunta. Una commissione indipendente delle Nazioni Unite, relatori per i diritti umani, ong e un numero crescente di Paesi hanno definito l’offensiva militare israeliana contro l’enclave un genocidio, in cui sono già morti oltre 65.200 palestinesi, tra cui più di 19.000 bambini. Il capo del Ministero della Salute di Gaza ha denunciato l’espulsione forzata dei palestinesi da Gaza City da parte di Israele, affermando che centinaia di migliaia di persone restano intrappolate nel centro urbano assediato. “Più di 900.000 persone rimangono ferme e si rifiutano di andarsene nonostante i bombardamenti e le distruzioni in corso”, ha affermato il direttore generale Munir al-Bursh.”Le cosiddette ‘zone umanitarie’ vengono utilizzate dall’occupazione per cercare di confinare un milione di persone in aree sovraffollate, senza acqua, senza beni di prima necessità e senza un riparo adeguato”, ha aggiunto. “L’occupazione ha destinato solo il 12% del territorio di Gaza a zone di rifugio e sta tentando di stipare forzatamente almeno 1,7 milioni di persone in queste zone. Questo equivale a un piano per creare campi di concentramento di sterminio di stampo nazista, con l’obiettivo di sfollare forzatamente le persone in aree prive delle condizioni di vita più elementari”.
Starmer annuncia oggi riconoscimento Palestina. Cina chiede “cessate il fuoco globale” a Gaza
