A Cerenova monta la rabbia dei cittadini per i forti odori di bruciato che da settimane rendono l’aria pesante e nauseabonda, soprattutto nelle zone adiacenti alla cantina sociale. Molti residenti raccontano di un odore persistente, simile a plastica incendiata, che costringe a chiudere le finestre e limita le attività quotidiane. «Bruciare plastica è follia, sprigiona sostanze cancerogene», denunciano le famiglie, preoccupate soprattutto per bambini e anziani. Le segnalazioni alle autorità – vigili urbani, ASL e amministrazione comunale – si moltiplicano, e anche la sindaca Elena Gubetti è intervenuta nei giorni scorsi per rassicurare sulla presa in carico del problema. Nonostante i sopralluoghi e i rilevamenti annunciati dall’ASL, però, i cittadini denunciano l’assenza di risultati concreti. «Ci chiediamo che fine abbiano fatto quei controlli e perché non vengano comunicati i risultati. Vogliamo risposte chiare e soluzioni concrete», affermano in molti, pronti anche a organizzare una raccolta firme per rafforzare la mobilitazione. La situazione è resa ancora più complessa dalla percezione differente degli odori sul territorio. Catoni, responsabile di zona per Cerenova, spiega: «Vivo vicino al ponte ferroviario, lato sud verso Ladispoli, e lì non sento nulla. Semmai arrivano altri odori legati all’immondizia, non certo plastica bruciata». Da qui l’ipotesi che il fenomeno sia localizzato: alcuni segnalano mosto e vino, altri plastica bruciata, mentre in certi casi potrebbero esserci comportamenti scorretti come l’incendio di materiali nei camini. La frammentazione delle segnalazioni rende urgente un chiarimento ufficiale. L’ASL è stata sollecitata a condurre indagini approfondite, ma i residenti temono che la vicenda finisca nel dimenticatoio. La comunità resta spaccata: c’è chi respira ogni giorno quell’aria irrespirabile e chi non percepisce nulla. L’unica certezza è che la protesta cresce e la richiesta è chiara: controlli seri, dati trasparenti e interventi immediati per tutelare la salute pubblica.