lunedì, Novembre 17, 2025

Continuano ad aumentare le piazze che aderiscono alla mobilitazione permanente lanciata dal sindacato Usb contro il genocidio a Gaza. La lista è in aggiornamento continuo: oltre a Roma e Milano, dove le manifestazioni sono partite ieri, oggi sono state coinvolte anche Firenze, Pisa, Torino, Napoli, Bari e Bologna. Iniziative anche ad Ancona e a Trieste. Momenti di tensione a Torino, dove I manifestanti pro Palestina in corteo verso l’aeroporto torinese di Caselle, dopo essersi trovati la strada sbarrata dallo schieramento della polizia appena prima di uscire dalla città, hanno cercato di andare avanti. “Siete pregati di farci passare, lo chiediamo alla vostra umanità” hanno detto i manifestanti poco prima di iniziare a lanciare oggetti, bottiglie di vetro, sassi, qualche torcia, fumogeni e grossi petardi verso gli agenti, colpendoli anche con le aste delle bandiere palestinesi con cui sfilavano in corteo. La polizia ha risposto continuando a sbarrare loro la strada, utilizzando un idrante e dei lacrimogeni. Il corteo ha annunciato, quindi, l’intenzione di voler tornare indietro per tentare di arrivare a Caselle da altre strade Tra il personale della polizia in servizio oggi a Torino ci sono due feriti, secondo quanto comunica la Questura. l’aeroporto di Torino-Caselle, dove si è avvicinato alle reti a bordo pista, nei pressi del cimitero di Caselle. I voli in arrivo e in partenza dallo scalo torinese Sandro Pertini non sono stati interessati dalla manifestazione pro Palestina. un solo accorgimento di pubblica sicurezza adottato: l’ingresso nell’aerostazione oggi è consentito soltanto a chi possiede un biglietto e sono esclusi sia accompagnatori che persone in attesa di chi arriva. Scene decisamente più tranquille quelle osservate in altre città come Firenze e Milano, dove le bandiere della Palestina hanno nuovamente riempito le piazze a distanza di cinque giorni dal grande s ciopero generale di lunedì. Tanti gli striscioni e i cartelli di condanna all’azione di Israele. Nel mirino anche le aziende  destinatarie di boicottaggi perché accusate di foraggiare il governo di Netanyahu.

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