Arriva dalla Suprema Corte una pronuncia destinata a fare chiarezza definitiva sulla lunga querelle che ha interessato il Consorzio Colle Romito e i suoi residenti. Con una delle cinque decisioni emesse in questi giorni, i giudici di Cassazione stabiliscono con nettezza che è il consorzio – e non il Comune – il soggetto titolare del potere di riscuotere i contributi per la gestione e manutenzione delle strade vicinali. Nella sentenza si legge che “è, difatti, il consorzio ad essere titolare dell’attività gestoria dei beni e dunque del gettito contributivo che ne è correlato, cui si collega necessariamente il potere impositivo”. Un passaggio che non lascia spazio a dubbi: è l’ente consortile a dover redigere i ruoli di pagamento, compilati in base al piano di ripartizione approvato dal consiglio comunale, e a riscuotere i contributi. La funzione del Comune, precisa la Corte, si limita a un atto formale: l’approvazione del piano contributivo. “La disposizione […] circoscrive l’attività comunale alla sola approvazione del piano di ripartizione dei contributi dovuti, quale atto presupposto all’iscrizione a ruolo”, scrivono i giudici. Un chiarimento importante, che esclude qualsiasi ruolo dell’amministrazione comunale nella riscossione coattiva e conferma la piena autonomia del Consorzio nella gestione economica delle opere. Né, sottolinea la Corte, possono convenzioni tra enti – come quella stipulata il 7 maggio 2010 tra Consorzio Colle Romito e Comune di Ardea – modificare l’assetto normativo stabilito. La sentenza rappresenta una vittoria per il Consorzio, che da anni rivendicava la legittimità delle proprie cartelle esattoriali. Per i residenti, invece, si chiude un lungo capitolo di contenziosi, ma resta aperto il tema della trasparenza e della qualità dei servizi offerti: il confronto ora si sposterà sul piano della verifica dei lavori e dell’equità dei contributi.