Nel cuore della Capitale lo spaccio di droga assume due volti distinti: le “piazze aperte”, diffuse nelle zone della movida e nei luoghi di ritrovo dei giovani, e le “piazze chiuse”, strutturate secondo il cosiddetto “modello Scampia”, con turni, vedette e perfino servizi di supporto per i pusher. A evidenziarlo è il primo rapporto “La criminalità nel Lazio” (2022-2023), presentato dal presidente dell’Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza, la legalità e la lotta alla corruzione, Serafino Liberati, nella sede della Giunta regionale del Lazio. Il documento offre un’analisi aggiornata e dettagliata delle dinamiche del narcotraffico a Roma e in altre aree della regione, delineando una mappa precisa dei luoghi e dei metodi.
Le “piazze aperte” nei luoghi della movida
Nelle piazze aperte la vendita avviene in maniera più informale, senza vedette o sistemi di protezione: si trovano soprattutto nei quartieri San Lorenzo, Esquilino, Pigneto, Ponte Sisto, Trastevere, Campo de’ Fiori, e in alcune strade di Centocelle, Alessandrino, Borghesiana, Torre Maura e Torre Angela; le sostanze più diffuse sono hashish, marijuana, ma anche eroina da fumare e psicofarmaci; gli spacciatori appartengono a gruppi romani, ma anche a reti di origine nigeriana, marocchina e tunisina. Questi luoghi, spesso frequentati da giovani e turisti, rappresentano il volto visibile dello spaccio in città e contribuiscono al radicamento del fenomeno nella Capitale.
Le “piazze chiuse” e il “modello Scampia”
Diverso è il caso delle piazze chiuse, dove lo spaccio è organizzato come un vero sistema industriale: si svolge in quartieri periferici o in aree residenziali con strutture urbanistiche che favoriscono il controllo, come i palazzi a quadrilatero; gli spacciatori, detti “cavalli”, lavorano per turni di 5-6 ore, con l’obbligo di farsi sostituire se devono assentarsi, pena il “licenziamento”; la zona è controllata da vedette, che avvisano dell’arrivo delle forze dell’ordine; in alcuni casi, gli androni o i garage dei palazzi sono videosorvegliati; vi sono perfino figure incaricate di portare i pasti ai pusher, per evitare che abbandonino il posto di lavoro. Il “modello Scampia”, già noto a Napoli, si è radicato in alcune aree della periferia romana, creando veri e propri fortini dello spaccio.
Le aree del “modello Scampia” a Roma e dintorni
Secondo il rapporto, le piazze chiuse operano in diverse aree della Capitale e nella sua provincia: Quarticciolo: soprattutto tra via Ostuni, via Manfredonia e via Palmiro Togliatti; Tor Bella Monaca: in particolare in viale dell’Archeologia e in via San Biagio Platani; San Basilio, Boccea-Primavalle, Montespaccato, Romanina, Nuova Ostia, Tufello, Laurentino;
Guidonia, nella città metropolitana di Roma.
In alcuni quartieri, vie limitrofe sono gestite da clan diversi: quando uno prova ad allargarsi sui territori altrui, scattano minacce o gambizzazioni, segno della forte conflittualità interna al mercato.
Un fenomeno radicato nel tessuto urbano
La distinzione tra piazze aperte e chiuse evidenzia come lo spaccio a Roma e nel Lazio sia al tempo stesso diffuso e strutturato, capace di adattarsi ai diversi contesti urbani: nei luoghi della movida, l’offerta è immediata e visibile, in linea con la domanda del divertimento notturno; nei quartieri periferici, l’organizzazione assume forme paramilitari, con regole, gerarchie e sistemi di controllo del territorio. Questo doppio modello rappresenta una delle principali sfide per le forze dell’ordine e le istituzioni locali, impegnate a contrastare sia lo spaccio di strada sia le reti criminali che ne gestiscono i profitti.
Un allarme per le politiche di sicurezza
Il rapporto, illustrato alla presenza della vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli, mette in evidenza come il narcotraffico continui a rappresentare un fattore di degrado e insicurezza urbana. “La legalità è una responsabilità collettiva – ha sottolineato Angelilli –. Dobbiamo agire insieme, istituzioni e cittadini, per contrastare questi fenomeni che minano la convivenza civile e la possibilità di progettare il futuro”.
Prevenzione e contrasto
L’analisi sulle piazze di spaccio serve a orientare strategie mirate, che integrano: interventi di polizia nelle aree più critiche; programmi di recupero sociale nei quartieri periferici; azioni di prevenzione e sensibilizzazione tra i giovani; un rafforzamento della cultura della legalità nelle scuole e nei luoghi pubblici.