L’ex generale del Ris Luciano Garofano rinuncia al suo incarico di consulente di Andrea Sempio mentre è ancora in corso l’incidente probatorio. “Io e il collega Massimo Lovati abbiamo ricevuto da Garofano la rinuncia del mandato” spiega l’avvocata Angela Taccia, che assiste l’indagato per l’omicidio di Chiara Poggi nell’inchiesta di Pavia. “La rinuncia è legata a divergenze tecniche nella difesa. Preciso che Garofano, fino alla fine, si è detto convinto dell’innocenza di Sempio”. Il caso, 18 anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, continua nel furore della nuova inchiesta della Procura di Pavia, quella che solo pochi giorni fa, aveva sconvolto con il blitz di finanza e carabinieri all’alba, le perquisizioni lampo ed i 9 nuovi indagati, e l’accusa di corruzione per l’ex procuratore Venditti. Mentre la difesa dell’ex procuratore pavese sta preparando il ricorso al Tribunale del Riesame contro il decreto di perquisizione e sequestro di venerdì scorso, firmato dalla Procura di Brescia, che lo accusa di aver ricevuto denaro per scagionare Sempio già nel 2017, sul fronte omicidio c’è attesa per l’analisi di quell’aplotipo Y, eventualmente idoneo ad individuare la discendenza in linea paterna, rintracciato sulle unghie della vittima. L’esame di quella porzione di cromosoma di Ignoto 1 – secondo una recente consulenza dei pubblici ministeri riconducibile all’attuale indagato – è il passaggio finale, e forse il più delicato, dell’accertamento irripetibile di cui la perita Denise Albani ha chiesto e ottenuto una proroga di 70 giorni. Per capire di cosa si tratta è necessario ritornare ai tempi della perizia affidata nel 2014 al professor Francesco De Stefano dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano nel processo che ha aperto la strada alla condanna definitiva a 16 anni di carcere per Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara. Allora i margini ungueali della 26enne, che erano stati repertati 7 anni prima durante l’autopsia, vennero ‘sciolti’ con particolari reagenti. Il risultato di tale operazione furono tre provette contenenti il materiale biologico che venne esaurito nelle tre estrazioni effettuate e che restituirono tre diversi profili maschili, uno per ciascuna. Per questo, come ha messo a verbale la genetista Albani lo scorso 26 settembre durante l’udienza per la proroga dell’incidente probatorio, il dato a disposizione, come ha riferito chi era in aula, non è consolidato, è misto – sono sovrapponibili più Dna, compreso quello di Chiara – e incompleto: quello su cui si era lavorato, e su cui ora verranno comunque rieffettuati gli esami con un sofisticato software, era degradato al punto da non consentire un risultato certo. La nuova indagine svelata due giorni fa – con le perquisizioni all’ex aggiunto, a casa dei genitori e degli zii di Sempio, e a due carabinieri (Giuseppe Spoto e Silvio Sapone) -, riaccende l’attenzione sul delitto, ma non ha ripercussioni sulla verità giudiziaria. A occuparsi dell’omicidio di Chiara Poggi è stata la Procura di Vigevano, a condannare Stasi (dopo una doppia assoluzione) è stata la Corte d’Appello di Milano e nel 2024 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto “manifestamente infondato” il ricorso del condannato che lamentava un processo non equo. E mentre Domenico Aiello, avvocato di Venditti, auspica l’arrivo degli ispettori del Guardasigilli Carlo Nordio in Procura a Pavia, lamentando l’assenza di misura sul caso Garlasco, al centro del dibattito restano i quattro elementi della presunta corruzione.
Caso Garlasco, Garofano rinuncia all’incarico di consulente per divergenze con la difesa di Sempio
