Dovrà comparire davanti ai giudici del tribunale di piazzale Clodio l’8 ottobre la donna romana accusata di aver rivolto, nel 2020, insulti e minacce sui social nei confronti della famiglia Ciontoli. Le frasi ingiuriose, pubblicate in un video su Facebook, hanno dato origine a una querela da parte dei Ciontoli, oggi detenuti per l’omicidio di Marco Vannini. Il giovane di Cerveteri fu ucciso nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 a Ladispoli, nella villetta di via De Gasperi, da un colpo di pistola esploso da Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina con incarichi nei servizi segreti, condannato a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale. La Cassazione ha inflitto pene definitive anche alla moglie Maria Pezzillo e ai figli Federico e Martina – ex fidanzata di Vannini – a 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio volontario. Nel video incriminato, la donna avrebbe inveito con frasi violente rivolte a tutti i componenti della famiglia e persino a Viola Giorgini, fidanzata di Federico e unica prosciolta dal processo principale. «Te voglio incontrà per strada Martina Ciontoli e acciaccà con la macchina, arrivi dopo mezz’ora al pronto soccorso», «A te vojo dà na bomba in faccia, magari t’acciacca un autobus», «Corrotto, magari te scoppia er core», sono alcune delle espressioni finite agli atti. L’imputata sarà difesa dagli avvocati Pietro e Gian Maria Nicotera, che puntano a dimostrare l’assenza di reale volontà intimidatoria. «Si è trattato di uno sfogo dopo un servizio televisivo che ripercorreva nel dettaglio il caso Vannini – ha spiegato il legale –. Le parole non avevano alcuna efficacia concreta, ma erano frutto dell’enfasi del momento». Sul procedimento pende anche il nodo della richiesta, avanzata dai Ciontoli, di celebrare l’udienza a porte chiuse: istanza che non è stata accolta. Se la famiglia non dovesse presenziare in aula, il processo potrebbe decadere.
Vannini, offese sui social ai Ciontoli, donna a processo a Roma per diffamazione aggravata
